07-02-2024 ore 09:38 | Rubriche - Crema
di Claudia Cerioli

Lavoro di squadra per il primo intervento di chiusura di un importante difetto cardiaco

All’Asst di Crema è stato eseguito il primo intervento di chiusura di un difetto del setto interatriale effettuato su una donna di sessant’anni affetta sindrome platipnea-ortodeossia. L’operazione è stata resa possibile grazie a un team di cardiologi, medici specialisti in neurologia e anestesia. Come spiega il direttore dell’unità operativa di cardiologia Michele Cacucci: “i difetti del setto interatriale rappresentano una vasta gamma di cardiopatie congenite che comportano un anomalo passaggio di sangue dalla parte sinistra alla parte destra del cuore o viceversa. Se è vero che in molti pazienti questi difetti non determinano significative conseguenze, tuttavia in alcuni soggetti possono portare a problematiche anche gravi come l’ictus, ischemie sistemiche, cardiache o la dispnea con insufficienza respiratoria e, nei casi più avanzati, lo scompenso cardiaco”.

 

Basso rischio operatorio

“Possono essere trattati con intervento cardiochirurgico tradizionale, riservato solitamente ai casi con difetti complessi dal punto di vista anatomico, oppure percutaneo, cioè con l’utilizzo di cateteri introdotti attraverso la vena femorale. Viene posizionata una protesi che chiude efficacemente il difetto, spesso chiamato nel linguaggio comune ombrellino per la sua caratteristica con- formazione. Questa procedura è caratterizzata da un basso rischio operatorio e di trattare anche pazienti ad alto rischio di complicanze”. In particolare “il caso che abbiamo trattato riguardava una paziente con una condizione particolare in cui il difetto del setto, un forame ovale pervio, creava un anomalo passaggio di sangue dalla parte destra a quella sinistra del cuore che si accentuava quando la paziente si portava alla posizione seduta o in piedi, condizione nota come platipnea-ortodeossia. Dopo aver eseguito numerosi accertamenti, abbiamo eseguito la chiusura del difetto con una protesi su misura”.

 

Dalla chirurgia al follow up ambulatoriale

La procedura è stata efficace e il decorso privo di complicanze. “Con questa procedura completiamo l’offerta del nostro ospedale relativa agli interventi cardiologici che non richiedono la presenza della cardiochirurgia con un expertise che va dall’emodinamica all’elettrofisiologia”. L’obiettivo futuro è quello di far eseguire a Marcello Marino, in corso di formazione attraverso un master di alto livello in cardiologia interventistica strutturale, le operazioni che richiedono la presenza della cardiochirurgia all’interno della struttura ospedaliera individuata, sulla base di specifiche convenzioni. Questo consentirà di seguire il paziente dalla diagnosi fino alla terapia e di proseguire poi con il follow up ambulatoriale”.