06-02-2020 ore 20:36 | Rubriche - Fatto di ambiente
di Alvaro Dellera

Ambiente Cremasco. La dolce rana verde e l’anfibio padano, la rana rossa di Lataste

Le rane sono anfibi per eccellenza; appartengono all’ordine degli Anuri. Oltre ad essere dei simpatici animaletti che popolano risaie, stagni e fossi, sono anche grandi predatori di insetti, in genere mosche e zanzare, rappresentano un enorme valore per tutto l’ecosistema vegetale ed animale. Purtroppo le rane verdi, rosse e le minuscole raganelle stanno subendo una drastica riduzione. Tra tutti gli esseri viventi gli anfibi, compresi i rospi, detengono il triste primato della maggiore velocità d’estinzione. Diverse le cause che generano questo fenomeno a partire dalle moderne tecniche di coltura che impediscono la crescita dei girini, al venir meno di luoghi idonei alla loro particolare doppia vita. L’inquinamento delle acque di superficie genera in questi anfibi irreversibili malattie a causa della forte permeabilità della loro pelle che assorbe facilmente le sostanze chimiche nocive presenti nell’acqua. Un’altra causa è dovuta al crescente commercio di animali esotici di queste specie, provenienti da diverse parti del mondo Asiatico, e non solo, che rischiano di diffondere, per contagio, germi e funghi, minacciando le specie anfibie Europee.

 

Lungo il Cresmiero

Le tre specie di Anuri di cui ci stiamo occupando, nonostante abbiano un’ecologia molto diversa, stanno comunque subendo la stessa drastica regressione e una distribuzione sul territorio sempre più rarefatta. La raganella verde italiana è una minuscola rana arboricola che vive prevalentemente su arbusti e alberi di piccola e media grandezza nei prati e nei boschi di latifoglie, nasce e si sviluppa in ambiente acquatico. Molti anni fa era ben presente lungo tutto il corso del colatore Cresmiero, anche nel tratto cittadino. Oggi nel cremasco è presente ovunque ma con densità molto differenti, in alcuni posti, con la presenza di boschi è comune, in altri rara. La rana verde è delle tre la più grande. Vive nelle vicinanze di stagni fossi e risaie. Rimanendo, da adulta, nascosta tra la bassa vegetazione pronta a saltare in acqua al primo allarme. Per attirare le femmine nel periodo primaverile i maschi della rana verde gracidano continuamente. Emettono questo richiamo estromettendo due ampie e sferiche sacche vocali a lato della gola, rimanendo in acqua e galleggiando appoggiati alle erbe affioranti. Nel Cremasco è ancora presente nei fossi campestri, nei pressi delle aste dei fontanili e in luoghi con acque stagnati; sono questi gli ambienti ideali dove poterla osservare.

 

Rana di Lataste

La più caratteristica è senza dubbio la rana rossa o rana di Lataste (Rana Latastei). Nel Cremasco è ancora rinvenibile dove è presente un ricco sottobosco umido, caratterizzato da alberature importanti di farnie e carpini. Sufficientemente diffusa ma sempre più scarsa, soffre della predazione da parte del gambero rosso della Louisiana e da alterazioni ambientali. Poche unità sono state osservate l’ottobre scorso nei pressi della riserva della Palata Menasciutto lungo il corso del fiume Serio. I colori dominanti sono il bruno scuro, l’ocra ed il grigio, con una macchia scura sulla parte timpanica. Sempre nascosta tra le foglie e nel terreno umido, depone le uova precocemente, tra febbraio e marzo in piccole pozze, rigagnoli o scoli di acqua ferma. A buona ragione viene indicata come l’anfibio Padano; essendo una specie endemica della Pianura padana che va dal Piemonte al Friuli.

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