05-10-2020 ore 20:36 | Rubriche - Costume e società
di Gloria Giavaldi

Giornata mondiale degli insegnanti. Dopo il lockdown si aspetta 'una scuola più vera'

“Le regole sono diverse, le persone no”. Resistono gli insegnanti appassionati, i maestri che contunuano a camminare insieme ai loro alunni e quelli che si fermano accanto a chi vuole essere ascoltato, compreso, accettato, integrato. Nella giornata mondiale dell'insegnante che si celebra oggi, lunedì 5 ottobre, nonostante la pandemia, si festeggia la scuola “vera e attenta alle persone”, “fatta di una vicinanza non fisica ma autentica, piena di empatia e di gesti concreti”. La scuola che è rimasta fedele a se stessa, nonostante il lockdown.

 

Scuola inclusiva

L'anno appena iniziato è particolare. Pieno di regole nuove, consapevolezze vecchie, qualche rimpianto ed una gioia immensa. “Nonostante tutto, avevo voglia di tornare sui banchi. Avevo salutato i miei bimbi troppo frettolosamente a febbraio ed avevo bisogno di guardarli. Di sentirli vicini nonostante la distanza”. Per Sara Valdameri, insegnante di sostegno alla scuola primaria di Offanengo, “la vicinanza oggi è tutta nuova: è fatta di sguardi, prima di tutto. Occhi che mi sono mancati”. Lavora a stretto contatto quotidianamente con la fragilità, ma non lo dice. Non a parole. Perchè i bambini che accompagna sono, prima di tutto, i “suoi bambini”, che hanno superato il lockdown. Ce l'hanno fatta come tutti gli altri. “Le giornate oggi sono scandite dalle regole. Al di là di tutto, è bello vedere la collaborazione che si instaura tra i piccoli per vivere la quotidianità: questa è vera inclusione”.

 

'Insegnare è vita'

Oltre le mascherine, restano i sorrisi, l'entusiasmo di imparare e la felicità di stare insieme. Dopo molto tempo. “Quello dell'insegnante non è un mestiere, è una vocazione”. Luisella Spoldi è una maestra esperta della scuola primaria di Vaiano Cremasco. “Per me l'insegnamento è vita. Amo il mio lavoro, amo i miei bambini”. Parla di un mondo, quello della scuola, carico di emozioni, ma anche di problematiche e di aspetti da rivedere. Oggi, però, non è tempo di parlarne. “Il periodo con la didattica a distanza è stato complesso, ho provato smarrimento e anche un po' di paura. Ora però ho la fortuna di poter rivedere i miei alunni e non c'è spazio per le emozioni negative”. Neanche per le preoccupazioni legate ai programmi da riprendere. “Inevitabilmente i programmi sono stati rivisti e ripresi a settembre. Ma prima di tutto ci siamo presi il tempo per recuperare”. Instanti insieme, sorrisi persi. E dopo, solo dopo, nozioni. “Prima di tutto voglio che i bambini a scuola siano felici, almeno quanto lo sono io in mezzo a loro”.

 

Rincorrere passioni

Dopo il lockdown, sui banchi, si riparte da ciò che conta davvero. “Mi aspetto una scuola più vera, che miri dritta all'essenziale: a far stare bene le persone, ad ascoltare realmente i ragazzi”. Mara Serina, insegnante presso l'isituto Marazzi di Crema ripercorre il lockdown senza nascondersi: “La chiusura ha fatto crescere in me l'energia e la voglia di fare, ma ha sbattuto davanti agli occhi di tutti noi una forte realtà: il tempo è limitato. Allora, voglio investirlo raccontando ai giovani chi sono, cosa faccio, qual è il mio lavoro, perchè è importante credere nei sogni e coltivare le proprie passioni”. Oltre la fatica, oltre le difficoltà. “Io sono un'insegnante sui generis, lavoro part time a scuola. Dedico il mio tempo al teatro, alla creatività, alla comunicazione”.

 

Professori ed esempi

Ha portato un po' di sé e del suo mondo anche nelle vite dei suoi alunni, durante il lockdown: “È stato un periodo difficile per tutti, soprattutto per i ragazzi che erano tristi e sperduti. Ho cercato di stare loro vicino con la teconologia, organizzando momenti virtuali di ritrovo e di approfondimento, slegati dal programma scolastico”. La lezione del martedì era diventata “un appuntamento con un ospite a sorpresa: una fotografa, uno scrittore, un parrucchiere. Perchè volevo far capire che è giusto coltivare una passione e crederci sempre. Fino a farla diventare una parte essenziale della vita”. Sono esempi, quelli concreti, quotidiani e silenziosi che, senza chiedere permesso, cambiano, fanno scuola. E ci rendono migliori.

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