04-12-2023 ore 20:05 | Rubriche - Costume e società
di Andrea Galvani

‘Non voglio più emozionarmi: è come fare un dispetto’. Vivere ancora all’Auser di Pandino

“Con loro sto bene, non mi danno fastidio: anzi, sono i più belli”. Alla sede dell’Auser di Pandino abbiamo trovato un ambiente familiare, quasi senza tempo. Di quelli essenziali, che non attirano troppe attenzioni, che rappresentano un approdo sicuro. “Il luogo in cui si riuniscono persone con un bagaglio di vita ricco, sfaccettato e talvolta gravato da insanabili sofferenze”. Il luogo in cui nessuno ti giudica e chi ti precede nel cammino, senza che te ne accorga, ti affianca, per accompagnarti nel tuo percorso. Per il tratto che ti appartiene, per il tempo necessario. In fondo, come sosteneva Honoré De Balzac, “per giudicare una persona bisogna almeno conoscere il segreto del suo pensiero, delle sue sventure, delle sue emozioni”.

 

La dimensione del riscatto

L’Auser si aggiorna costantemente, accompagnando i bisogni della comunità in cui opera. Dalla ‘semplice’ attività di trasporto si è passati alla cura del parco comunale, ai ragazzi dell’Orientagiovani, ai ‘vecchietti che giocano a carte’, alle donne del laboratorio solidale. A quelle cose che tutti danno per scontato, ma che nessuno o quasi si pone il problema che siano in ordine, pulite, a disposizione degli altri. In molti casi il volontariato diviene la dimensione del riscatto e del vivere ancora: la cura dell’altro si traduce in occasione di conoscenza, di cura di sé. Il volontariato è l’universo in cui operano persone di una poesia e di una umanità da lasciare senza fiato.

 

Vivere ancora

Fanno riflettere sull’importanza del mettersi a disposizione degli altri. Del coraggio di lasciarsi aiutare, di vincere la vergogna e la paura che segnano le nostre esistenze. E al termine dello splendido servizio di Michele Mariani per Vivere ancora, il progetto di Cremaonline in collaborazione col Centro ricerca Alfredo Galmozzi dedicato alle fragilità del territorio cremasco, chi non sente l’irrefrenabile desiderio di stringere Marilena, Ivana e Achille in un lungo, forte abbraccio? Sussurrando una sola parola: grazie. Magari pensando a Khalil Gibran: “se guardi in cielo e fissi una stella, se senti dei brividi sotto la pelle, non coprirti, non cercare calore, non è freddo, è solamente amore”.

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