Ivan è diabetico da quando aveva 11 anni, Stefano da quando ne aveva 8. Emanuela si è tatuata la data in cui ha scoperto di esserlo e ad ogni “compli-diabete” acquista pasticcini. Chiara ha avuto un figlio prima della scoperta ed altri due, coraggiosamente, dopo la diagnosi. E ancora Micheal, Marco, Sonia e Chiara, tutti giovani dai 30 ai 55 anni cui è stato diagnosticato il diabete di tipo 1 e che giovedì 3 luglio si sono incontrati per un aperitivo educativo organizzato dalla dottoressa Silvia Cecilia Servergnini, responsabile del centro diabetologico dell’Asst di Crema e parte del suo staff composto dalla dottoressa Laura Frosio, dalle infermiere, dalle dietiste e dalla psicologa, la dottoressa Cristina Foglio.
Un momento educativo
“L’aperitivo – commenta la dottoressa Severgnini – nasce dalla volontà di voler costruire momenti informali ed aggregativi al di fuori del contesto di cura. Creare un gruppo di condivisione e interazione tra persone della stessa fascia di età e con storie simili, crediamo possa agevolare lo scambio di informazioni, esperienze e consigli. Un’esigenza emersa anche dai colloqui che i pazienti hanno con la nostra psicologa e che rappresentano un centro di mutuo aiuto la cui valenza non è per nulla da sottovalutare. L’aperitivo rappresenta, inoltre, un’occasione pratica per fornire indicazioni dettagliate sull'alimentazione corretta per il paziente diabetico, come la gestione dei carboidrati e la scelta di cibi con indice glicemico basso. Un'opportunità per educare i nostri pazienti ad una corretta alimentazione, fondamentale per garantire loro di gestire al meglio la malattia e poter così partecipare alle attività quotidiane senza limitazioni”.
La condivisione
Nel corso della serata la dottoressa Severgnini ha invitato gli ospiti a scaricare un’applicazione e ha mostrato loro come è possibile fare un calcolo approssimativo dei carboidrati ingeriti. Per i pazienti muniti di infusore, il computo è importante proprio per consentire il corretto dosaggio di insulina. Una serata utile anche agli accompagnatori che, sollecitati all’attività, hanno indossato i panni del paziente. “Convivere con la patologia non è per nulla semplice – chiude Severgnini – anche se gli ospiti del gruppo ne soffrono da tempo. La condivisione è parte integrante della terapia. Scambiarsi opinioni e raccontarsi, alleggerisce il carico emotivo. È un’azione complementare che ci sentiamo di consigliare e di promuovere. Ci auguriamo che questo aperitivo sia solo il primo di altre occasioni di incontro”.