03-08-2020 ore 12:40 | Rubriche - Crema
di Sara Valle

Crema. Sosta selvaggia, Fiab: 'un problema strutturale, servono educazione e rispetto'

“La sosta selvaggia non è solo una violazione pura del codice della strada, ma anche un vero e proprio ostacolo alla mobilità di tutti i cittadini automuniti, alla mobilità d’emergenza, o a forme di mobilità ecologica”. Come spiega lo psicologo sociale Stefano Urso di Fiab Cremasco“non è solo un problema delle grandi città commerciali. Ma lo è anche per città che si stanno impegnando a fornire una viabilità più responsabile e un’alternativa più ecologica all’uso dell’auto”.

 

Danno economico e psicologico

Secondo Urso: “Un parcheggio su una pista ciclabile è potenzialmente un danno sia economico che psicologico. Economico, perché non permette l’utilizzo corretto di un progetto che ha avuto un costo per la città. Psicologico, per tutti quei cittadini che preferiscono un mezzo di trasporto alternativo, che hanno a cuore l’ambiente o che semplicemente non hanno la patente o vogliono farsi una passeggiata. Queste piccola forma di dominanza sociale provoca frustrazione nel cittadino che non si sente tutelato e rispettato nel suo sforzo responsabile di ridurre lo smog, mettendo così i bisogni della collettività al pari dei propri”.

 

L’importanza della segnaletica

Ma di chi è la colpa? In prima battuta “possiamo prendercela con il singolo cittadino irresponsabile, con la sua mancanza di rispetto nei confronti della collettività” e poi con la “mancanza di adeguati controlli”. “La mancanza di controllo è certamente un buon motivo per i cittadini per non rispettare le regole senza la paura di essere puniti”. Secondo lo psicologo, potrebbe, però, esserci alla base un problema strutturale: “Che si progettino spazi in un appartamento, in un ufficio, in un parco o nell’intera città, è fondamentale che vengano riconosciuti dai loro potenziali fruitori. Se creiamo una piccola stanza in un ufficio per le chiamate di lavoro, chi la utilizzerà si aspetta, non solo che ci si possa entrare, ma che sia silenziosa e ben isolata dal rumore esterno. Ma non basta: dovrà essere ben riconoscibile anche a chi non la userà, in modo che non disturbi le persone all’interno. In altre parole, quella stanza deve essere riconosciuta come utilizzabile solo per determinate esigenze. Deve quindi essere ben chiaro a tutti lo scopo e l’importanza della sua esistenza.

 

Guidare il comportamento

La stessa cosa vale per la progettazione di spazi per la viabilità. Pensiamo alle corsie per i taxi o le pensiline per le fermate degli autobus. Ogni spazio deve gridare al potenziale utilizzatore come essere e non essere utilizzato. Ecco che ci vengono in aiuto i segni e le indicazioni; possiamo quindi utilizzare segnali, scritte con indicazioni e avvisi. Maggiore sarà la chiarezza del segnale ambientale, maggiore sarà la probabilità che quello spazio verrà utilizzato correttamente e, di conseguenza, minore sarà la necessità di usare la paura della sanzione per guidare il comportamento”. E per le piste ciclabili? “Possiamo usare cartelli, indicazioni e simboli ma anche linee di colore diverse per delimitare lo spazio o rendere evidente la superficie dedicata. Ciò che è indispensabile è rendere quello spazio differenziabile da qualsiasi altro. In altre parole, la pista ciclabile deve essere diversa da un parcheggio contro ogni ragionevole dubbio. È necessario dunque non solo sanzionare il comportamento incorretto ma soprattutto mettere il cittadino nelle condizioni di prendere una decisione automatica senza che cada in errore o in abitudini consolidate”.

 

Educazione alla sostenibilità

La segnaletica sostenibile, però, non basta. A questa “si possono affiancare momenti di educazione al rispetto del benessere cittadino e alla sostenibilità, con giornate a tema con laboratori, giochi e interventi spot nelle scuole per coinvolgere le generazioni più giovani”. L’educazione dal basso è “un focus essenziale per stimolare la partecipazione attiva della cittadinanza al rispetto dell’ambiente cittadino. Mettere nelle condizioni il cittadino di essere parte attiva del benessere della città è anche il modo più economico e positivo per promuovere l’uso responsabile del proprio mezzo di trasporto, senza la necessità di ricorrere alla paura della sanzione”.

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