03-07-2025 ore 20:05 | Rubriche - Folcioni, la musica cresce
di Annamaria Carioni

Istituto Folcioni. Elena Villa: la pedagogia della voce tra tecnica, empatia e scrittura musicale

Elena Villa insegna canto moderno presso il Civico Istituto Musicale Folcioni: è una new entry, ha iniziato a gennaio di quest'anno, ma ha alle spalle lunghi anni di insegnamento. Le chiediamo di raccontarci come si è accostata alla musica: “Suono da quando ero piccola ed ho iniziato con il mandolino classico, per poi passare alla chitarra acustica. A tredici anni suonavo già nella mia prima band rock, dove mancava il bassista, per cui ho imparato a suonare anche questo strumento. Poi a diciassette anni ho iniziato a studiare canto lirico e ho seguito diversi corsi fino a quando ho preso un diploma jazz a Genova. Era il 1997, l'anno in cui ho iniziato ad insegnare e non ho più smesso”. Elena ha vissuto in tante città diverse, finché è arrivata a Crema.

 

Da strumentista a cantante
La docente ha iniziato a comporre canzoni già in adolescenza e la sua vita è sempre stata accompagnata dalla composizione, sia musicale che di testi: “Il canto è subentrato come un'esigenza, per riuscire a cantare bene le canzoni che scrivevo – Elena sorride divertita – Così ho capito che era il canto lo strumento principale per me. Da ragazza ero molto impegnata e soprattutto gli argomenti come la libertà conquistata per me erano fondamentali”. Da allora non ha mai smesso e nel tempo ha lavorato con diverse band, ha collaborato con un progetto dance, con un altro di musica irlandese, si è esibita per tantissimi anni con la sua band storica, i Malcondita, poi ultimamente è nato un disco, Angels, realizzato con la sua band attuale, i Black Pie

 

Chi studia canto in Folcioni?
La docente, che ha lavorato anche negli asili nido, come educatrice di musica, e nella scuola materna, non esita a rispondere: “Non esiste un'unica tipologia di allievo: ci sono bambini, anche di otto anni, tanti ragazzi delle medie e poi persone di tutte l'età, dipende dai periodi. Non c'è una regola: ho avuto a che fare con adolescenti, donne incinte, persone in fasi della vita molto critiche, persone esaltatissime perché stavano attraversando dei momenti fortunati, persone anziane. Questo mi ha dato modo di conoscere tante sfaccettature del mio lavoro”. 

 

Motivazioni e competenze
“Ci sono persone che mi dicono che avrebbero sempre voluto imparare a cantare, ma non l'hanno mai fatto e quindi arrivano con tutto il loro carico di motivazioni. Il canto è una materia molto particolare, perché ci vogliono delle competenze che giustamente l'insegnante deve passare: sono competenze musicali, saper leggere la musica, conoscere la teoria, sapersi confrontare con gli altri musicisti da musicista. Poi ci sono le competenze tecniche, per cui bisogna conoscere lo strumento, utilizzarlo, esercitarlo. Dopo c'è il discorso della dizione, che non è quella degli attori, ma è un discorso articolatorio, legato al movimento della bocca e alla pronuncia delle varie lingue, che permette un certo tipo di suono. E lì è ancora tutto un altro lavoro”.

 

Dalla didattica all'empatia
Dopo aver affrontato il discorso dal punto di vista della didattica, si passa all'importanza della relazione con l'allievo: “L'aspetto empatico è fondamentale, lo è sempre nell'insegnamento, ma nel nostro caso io sono in grado di capire che cosa sta succedendo nella persona in quel momento. Riesco a captare delle cose che talvolta vedo e che generano meraviglia, perché chi mi sta di fronte non riesce a capire come sia possibile che io senta quello che sta pensando. Ormai, dopo tanti anni, lo capisco. Quindi, in base a come gli allievi si muovono durante la lezione, io riesco a stimolarli meglio in una direzione piuttosto che un'altra”. 

 

Il popolo del bel canto
Elena Villa sottolinea di non essere una psicologa e che il suo compito è quello di riportare subito l'attenzione sul canto, in modo che gli allievi si concentrino su quello che desiderano imparare. Chiedo incuriosita se esistano persone stonate. La docente risponde prontamente che essere veramente stonati è una patologia ed è anche abbastanza rara: “Ci sono persone che fanno molta fatica a sentire la musica, quindi bisogna educarli all'ascolto, fare esercizio specifico in questo senso. Magari sono cresciuti in un contesto che non è stato stimolante o hanno l'orecchio pigro o chi lo sa. Ci sono persone che con gli esercizi risolvono tranquillamente questo, sia ascoltando che ripetendo. L'orecchio può essere educato”. 

 

L'importanza della respirazione
“La respirazione si impara molto facilmente, ma va spiegata bene: è sufficiente allenare i muscoli intercostali, imparare ad aprire bene il torace e a prendere quel fiato che basta, non pretendere di diventare dei palloni gonfiati, perché non è la sensazione di essere satolli d'aria che serve, ma è quella di esserne sazi, anche perché talvolta abbiamo poco tempo per respirare. E' una cosa semplice da capire, ma richiede tanto tempo per riuscire a farla bene, come nello yoga, non è un lavoro passivo, è un lavoro attivo”. 

 

La lezione di canto
“Solitamente le mie lezioni sono una routine abbastanza ripetitiva: iniziamo con il riscaldamento e io dedico soprattutto le prime lezioni alla respirazione, ai muscoli del sostegno e ai muscoli risonatori. Questi esercizi diventano velocemente esercizi di riscaldamento e da quel momento in poi iniziamo con i vocalizzi. A seguire posso decidere di proporre ulteriori esercizi, seguendo dei libri, nei quali si intonano le scale, gli arpeggi, gli intervalli, poi ci sono delle letture cantate e infine ci dedichiamo al repertorio”. Elena precisa che vive tutta la fase della preparazione della tecnica con l'allievo in un modo molto intenso e che così l'ora vola.

 

La scrittura musicale
Chiedo alla docente se, come lei, ci siano allievi che hanno la passione della scrittura:”Ci sono state diverse ondate. Insegnando da così tanto tempo, ho visto molti cambiamenti: inizialmente chi veniva a lezione era sempre proiettato sul gruppo, sul fare concerti o concorsi. Erano già tutti pronti con un progetto importante alle spalle e avevano tutto il loro mondo, le esibizioni, magari alcuni volevano entrare al conservatorio. Poi ad un certo punto c'è stato questo vuoto cosmico e tutti facevano il karaoke, una quantità di allievi incredibile, però poca sostanza. C'è stato proprio il calo della musica live e questo si è riflettuto tantissimo sulla qualità delle lezioni”. 

 

La cura della voce
“Spesso si sottovaluta l'importanza dello studio del canto, non ci si rende conto che la voce a un certo punto ha un limite, oltre il quale ha inizio il calo fisiologico, per cui se non c'è la tecnica che ci sostiene, non ce la facciamo più a fare quello che facevamo prima ed è frustrante”. Ascoltando le parole di Elena, si comprende come la voce sia un bene prezioso da coltivare e preservare: “Non vorrei dire una banalità – continua la docente - ma quando dicono canta che ti passa, c'è proprio un motivo, perché quando noi cantiamo, se riusciamo veramente ad arrivare al punto in cui la tecnica ci aiuta a staccarci da tutto, è come se stessimo meditando, liberandoci da qualsiasi altra cosa”.