02-10-2022 ore 17:45 | Rubriche - Costume e società
di Gloria Giavaldi

Il senso dell'attesa e la speranza del domani, Massimo Cirri: 'la cura è il segreto di tutto'

Dal recupero di “un camposanto usato” per evitare che diventasse bosco, al tentativo sempre più praticato di “allontanare la stagione degli anziani”, fino allo sguardo rivolto ad un futuro che non fa più rima con speranza. Eterogeneo è il pensiero dello psicologo Massimo Cirri sul tempo dell'attesa. Incalzato dal giornalista Alex Corlazzoli, sabato 1 ottobre in una gremita sala Bottesini ha parlato dell'attesa che compiace, quella dell'amore, tra un verdetto e l'altro, e dell'attesa che corrode. Del diverso sguardo rivolto dalle generazioni al futuro. “La mia generazione – ha detto – guardava al futuro con una certa tranquillità. Ha vissuto nella convinzione che la vita sarebbe stata migliore di quella data ai propri genitori. I giovani di oggi, invece, non hanno questo privilegio, perché il mercato del lavoro è quello che è. E le responsabilità sulle nostre spalle sono chiare”.

 

'La nostra vita'

Cirri ha riempito di significato la parola attesa senza trascurare la vita. Proprio come suggerisce il titolo della ventiseiesima edizione dell'Età della saggezza, la rassegna organizzata in città dalla Fondazione Benefattori Cremaschi. “Questo – precisa la presidente Bianca Baruelli – è il momento del ritorno. Delle relazioni che tornano (o almeno provano a tornare) alla normalità dopo un momento complicato. Per noi è l'occasione per riaprire le porte alla città e raccontare la vita che abbiamo vissuto anche nei difficili momenti del lockdown. Istanti in cui, in rsa gli operatori si sono stretti agli ospiti come in un caldo abbraccio, nonostante la distanza, le mascherine, la paura”. Il dolore. “Dovevamo esserci perché per un lungo periodo siamo stati l'unico sguardo amico, l'unico punto di riferimento. Dovevamo esserci e ci siamo stati. Abbiamo fatto tutti del nostro meglio”. Per combattere la solitudine, per andare avanti insieme. Il video a cura di Michele Mariani racconta l'impegno, la cura, l'amore. Oltre la paura. Per la vita. Perché c'è vita in ogni attimo. Fino all'ultimo istante.

 

Macchine di cambiamento

Le note di Fabrizio Trullu al pianoforte raccontano l'attesa. Danno forma ad una melodia che accompagna e contrasta la solitudine. “La solitudine è noia. È la morte dentro che avanza. Soli, siamo più fragili” riprende Cirri. “Ecco perché non possiamo stare fermi. Non dobbiamo stare fermi. Dobbiamo agire, alimentando le due principali macchine di cambiamento: la scuola e la sanità. Una sanità che deve farsi vicina, deve accompagnare ciascuno”. Non può lasciare indietro alcuno. “Lo dice anche l'Organizzazione mondiale della sanità: la solitudine amplifica ogni sofferenza”. Conduttore della trasmissione radiofonica Caterpillar, per Cirri “la radio è un antidoto alla solitudine, perché crea un legame: è nella sua natura”. Riempie attimi di vuoto, racconta storie, valorizza individualità.

 

La cura al centro

Allo stesso modo deve fare il welfare. Ce lo ha insegnato Franco Basaglia. Con la legge che porta il suo nome nel 1978 ha fatto venir meno qualsiasi forma di segregazione della salute mentale, guardando alle persone in quanto tali, nella loro individualità, nella loro dignità, nel loro essere parte di una comunità. “Basaglia ci ha insegnato che i luoghi di cura non devono essere isolati, la comunità deve entrare nei luoghi per riconoscere identità. Perché se la si perde, l'identità, si perde la voglia, si perde la speranza. Il nostro welfare deve tendere sempre più verso i bisogni”. I luoghi di cura “stanno diventando sempre più famiglia”. Non muri asettici, ma occasione di relazione anche con l'esterno. “La cura – chiude Cirri – è un atteggiamento, una visione che merita il centro della nostra attenzione. Dobbiamo farlo, perché tutti, prima o poi, della cura avremo bisogno. Dobbiamo farlo in un mondo che alle relazioni preferisce l'economia, il denaro, il profitto. Il successo”. Dobbiamo farlo, per il nostro bene. Perché, in fondo, restiamo umani.

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