"Per proteggersi dal virus della pertosse è indispensabile vaccinarsi e tutti i medici devono prodigarsi affinchè la popolazione capisca l'importanza di questa scelta". A dirlo è Edoardo Premoli, medico responsabile dell'unità operativa di prevenzione vaccinale dell'Asst di Crema. All'indomani della morte della neonata di Palazzo Pignano a causa del virus della pertosse, lo specialista spiega come prevenire altri tragici casi analoghi.
Il ciclo vaccinale
"I neonati possono essere vaccinati contro la pertosse a partire dal 61esimo giorno di vita. Fino ad allora devono essere le madri a garantire loro la copertura contro il batterio. La donna in gravidanza deve sottoporsi alla somministrazione del vaccino fra la 27esima e la 30esima settimana, in questo modo i suoi anticorpi vengono trasmessi al feto attraverso la placenta e il piccolo, una volta nato, sarà protetto".
Richiamo ogni 10 anni per gli adulti
"Il batterio della pertosse - prosegue Premoli - viene trasmesso attraverso microparticelle presenti nel cavo faringeo. Gli adulti spesso non ne manifestano i sintomi grazie ad un sistema immunitario più sviluppato ma dovrebbero, per garantire l'immunità di gregge, sottoporsi al richiamo del vaccino almeno ogni 10 anni, questo a causa di una memoria immunologica non a lungo termine".
Il 'dovere dei medici'
"Queste malattie sono sempre più sottostimate nonostante la loro pericolosità, soprattutto se contratte in giovanissima età" ha concluso il medico: "Fra i vaccini a cui è bene sottoporsi c'è anche quello anti influenzale, soprattutto durante il periodo della gravidanza. È compito e dovere di tutti i medici, da quelli di base ai ginecologi, informare i propri pazienti e le donne che aspettano un figlio".