“Caro direttore, siamo due ex-studentesse preoccupate del futuro dell’IIS Bruno Munari. Da quando la direzione è mutata a partire dell’a.s. 2017/2018 anche il clima che si respira nelle aule e e nei corridoi è cambiato. Le possibilità di espressione degli studenti delle proprie curiosità ed interessi sono sempre più diminuite. Non vi è più la libertà di chiedere tramite i canali preposti momenti di accrescimento educativo-personale, perché ogni qualvolta lo si tenta, si presentano ostacoli burocratico-organizzativi. Non si tratta di una richiesta da parte di ragazzi irresponsabili che “vogliono perdere delle ore”, ma del legittimo e sacrosanto diritto di ogni studente di conoscere ed approfondire temi dal forte valore civico-morale quali mafia, volontariato, violenza contro le donne (se ne si cita alcuni solo a titolo di esempio).
In altri termini, si chiede alla scuola di farsi carico del suo compito di fornire gli strumenti necessari per lo sviluppo e formazione di una coscienza critica e della dimensione soggettiva di ciascun individuo. Se non ne ha la possibilità durante l’adolescenza, allora quando lo farà? Ciò che ci spinge a scrivere questa lettera ed a richiamare l’attenzione della cittadinanza è la presa di conoscenza del subdolo circolo vizioso che si è creato. Nessuno lo vuole vedere, o meglio, nessuno vuole interessarsi dell’annoso ma doveroso compito di contrastarlo.
In questi giorni ragazzi maturandi stanno festeggiando la fine di un percorso che sicuramente avrà segnato la loro vita e sono tra gli ultimi che hanno vissuto questo traumatico cambio di dirigenza. Ci chiediamo: è il caso di festeggiare al Munari? Ci rivediamo in loro e notiamo come non si rendano conto di quello che hanno diritto di avere e gli stanno togliendo. Facciamo appello alla coscienza dell’opinione pubblica perché si occupi più approfonditamente del Munari nella consapevolezza dell’enorme danno dovuto al rischio di restituzione alla società di cittadini inconsapevoli ed incapaci di esprimere il proprio pensiero critico, indignarsi di fronte alle ingiustizie e di esercitare i propri diritti con spirito democratico”. Firmato Nancy Pederzani, Martina Minunno