02-04-2025 ore 08:58 | Rubriche - Costume e società
di Elena De Maestri

Crema uno e due. Patto digitale tra scuola e famiglie. Fare rete sull'uso dello smartphone

Ragazzi e smartphone e il patto di comunità con la scuola. L'argomento è stato al centro della serata di martedì 25 marzo in sala Alessandrini. Relatore Marco Gui, docente associato di sociologia dei media all'Università di Milano Bicocca, che da pochissimi anni ha lanciato l'idea, in collaborazione con il centro di ricerca benessere digitale dell’università, Mec, Aiart e Sloworking. Moderatore l’educatore di zona uno Alessio Pacifico. Promotori, con il patrocinio del comune di Crema, l'istituto Comprensivo Crema due e Crema uno. La proposta di buttarsi a capofitto nell'iniziativa era stata di Pietro Bacecchi, all'epoca dirigente scolastico a Crema due. Il finanziamento ottenuto dalla scuola di Ombriano è stato successivamente utilizzato anche a favore di Crema uno, Crema tre e, a seguire, Fondazione Manziana.

 

Uso precoce di smartphone

Il problema è generale e va affrontato tramite un coordinamento sinergico fra scuola, famiglia, agenzie educative e territorio nel suo complesso. Gui, nella prima parte dell'intervento, ha illustrato i risultati della recentissima ricerca in materia Eyes up, evidenziando in modo puntuale il rapporto tra uso precoce di smartphone e social e apprendimento scolastico, la relazione fra digital divide e appartenenza sociale dei ragazzi, l'evoluzione nelle diverse età di tali dinamiche.

In un secondo momento si è entrati nel vivo dell'argomento spiegando che cos'è un patto digitale e a cosa serve, cioè sostanzialmente a tracciare linee condivise, concordate tra genitori, insegnanti, alunni e portatori di interesse in senso ampio circa età di approccio a questi ambienti digitali, modalità di contatto, tempistiche, gradualità, presa di autonomia progressiva dei ragazzi secondo scansioni razionali e non estemporanee, magari prendendo spunto dalle recenti Raccomandazioni di Milano.

 

Gruppi di lavoro

È seguito un dibattito a più voci, con numerose domande e relative risposte, a dimostrazione di come in città l'argomento sia educativamente sensibile. Ora bisognerà costruire i vari step procedurali, gruppi di lavoro, sensibilizzare gli assenti, agire in via regolativa sull'esistente e in via preventiva sul futuro. È stata una serata di vera comunione di intenti, essendo preoccupazione di tutti che i nostri giovani imparino a vivere online in maniera equilibrata e consapevole, conciliando offline e online e non rinunciando al loro Dna di nativi digitali, ma coniugando l'ormai imprescindibile virtuale con la realtà effettuale, una realtà fatta ancora di relazioni, di motivazioni, di emozioni, di conoscenze che passano attraverso le emozioni, secondo la warm cognition di Daniela Lucangeli e delle neuroscienze più avanzate. Il cyberbullismo si combatte così, riunendoci tutti intorno ai ragazzi in un cerchio di I care.