02-04-2022 ore 19:44 | Rubriche - Storia delle religioni
di Claudia Cerioli

Nelle parole di fra Ibrahim Faltas il ricordo dell'assedio della basilica della natività

Oggi, sabato 2 aprile, si fa memoria dei vent’anni dell’assedio della basilica della natività di Betlemme. Lo ricorda Padre Ibrahim Faltas, frate francescano, custode della terra santa. Le sue parole corrono alla situazione di conflitto attuale e alla pandemia. Quest’ultima dice: “ci ha fatto perdere tante persone e ha messo in ginocchio l’economia di tutto il mondo, ma soprattutto a Betlemme, per la mancanza di pellegrini che perdura da due anni.” Poi, “la guerra tra Russia e Ucraina, sta tenendo il mondo con il fiato sospeso, poiche’ ha preso tutti di sorpresa in quanto nella pacifica Europa, lo spettro della guerra sembrava debellato, ma la realtà di oggi, è crudele e reale, dove si contano milioni di profughi, soprattutto donne e bambini e un intere città distrutte”. 

 

La terra natia nel cuore

“È come se il mondo si fosse dimenticato le tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di persone. Mi rattrista vedere che la gente è costretta a lasciare la propria terra, che e’ come una radice che rimane sempre nel nostro cuore. In mezzo a questo travagliato periodo storico, voglio ricordare, come anche noi in Terra Santa, abbiamo assistito ad una forte emigrazione dei cristiani iniziata venti anni fa, e che continua ancora oggi”. Padre Ibrahim fa memoria di quanto è avvenuto vent’anni fa. “Tutto accadde durante la seconda intifada, la basilica venne occupata per la prima volta nella storia, da 240 palestinesi in fuga, dall’esercito israeliano che era entrato nella città. Il numeroso gruppo era formato da diverse persone con situazioni diverse, giovani e anziani, che per 39 giorni sono rimasti asserragliati all’interno della Basilica. Ci furono otto morti e 27 feriti, e le trattative per la liberazione dei palestinesi furono molto difficili, con momenti in cui si pensava che tutto si sarebbe risolto in fretta, ma le trattative internazionali furono più lunghe del previsto”. 

 

Grande disperazione

Noi frati francescani, custodi dei luoghi santi, mettemmo a primo posto l’aspetto umanitario, accogliendo tutti i fuggitivi, ma contemporaneamente cercando di salvare il luogo che ricorda la nascita di Gesù. Vivemmo momenti di grande disperazione, dove ormai si pensava ad un epilogo cruento, ad una vera guerra tra i palestinesi che erano all’interno della Basilica e israeliani che si trovavano all’esterno, la tensione era molto alta e tutti avemmo paura di non uscirne vivi.  Fu allora che con mia grande sorpresa, ricevetti la provvidenziale telefonata da Giovanni Paolo II, che in quel momento con le sue parole d’incoraggiamento ad non avere paura, ma di continuare a resistere, di avere fiducia e confidare nella speranza di una soluzione, che avrebbe cambiato radicalmente la situazione di quei giorni, perché tutti eravamo disperati, avevamo perso la fiducia in una soluzione pacifica. E così fu”.

 

Assedio finito

La basilica venne liberata e gli accordi internazionali trovarono una soluzione per porre fine all’assedio. Alcuni dei palestinesi ritornarono nelle loro case, 26 vennero mandati a Gaza, 13 vennero confinati in Europa, in diverse città, tra cui tre persone in Italia. Solo una persona ha fatto ritorno da morto, per essere sepolto nella sua terra natia. Molti di loro soffrono molto per questo esilio forzato, hanno perso genitori e parenti, senza poterli accompagnare in questo triste passaggio della vita, gli anni scorrono, e la nostalgia della propria terra di Palestina e’ molto forte, e anche l’angoscia e la tristezza di non poter tornarci mai più. Terminato l’assedio, pensavamo di pregustare quel senso di libertà e soprattutto di poter ritornare alle nostre attività della vita quotidiana. Ma non fu così. Trovammo la città di Betlemme chiusa da un muro di separazione dalla città sorella Gerusalemme. Un vero confine, difficilmente valicabile, la popolazione di Betlemme era molto impaurita e confusa di tutta questa nuova situazione che si trovava a vivere, e che purtroppo continua ancora oggi, dopo venti anni non e’ cambiato nulla”.

 

Appelli contro tutte le guerre

Nel 2002 Giovanni Paolo II, con una sua telefonata salvo’ molte vite e per 39 giorni, continuo’ ad invocare la pace e a liberare Betlemme. Oggi nel 2022 e’ Papa Francesco, che ogni giorno lancia appelli per far cessare la follia della guerra, sino all’estremo ed importantissimo gesto, che ha compiuto il 25 marzo scorso, facendo un atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina alla Vergine Maria di Fatima, nella certezza che la preghiera e lo spirito possano scalfire il cuore dei potenti. L’impegno di tutti noi, è di riconciliarci con Dio, per ritrovare la via dell’amore e della pace, cominciando dalle piccole cose quotidiane, da piccoli gesti. Ci sono ancora molte guerre dimenticate in tutto il medio oriente, ma sono sempre convinto che se non ci sarà pace a Gerusalemme, non potrà esserci pace nel mondo.

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