02-02-2014 ore 00:18 | Rubriche - Fuori dal coro
di Antonio Grassi

Crema. Teatro San Domenico, cultura da tagliare o possibilità di rilancio per il territorio? E’ venuto il tempo di rispondere all’annoso quesito

Inizia con questa pubblicazione una nuova rubrica di Cremaonline, Fuori dal coro. Avrà cadenza settimanale ed i suoi argomenti verteranno su temi di attualità. L'obiettivo è stimolare il dialogo e attraverso il dibattito ed il confronto di diverse opinioni offrire spunti di riflessione e possibili soluzioni. Per intervenire scrivere a [email protected].

 

Il teatro a Crema

Quando nella seconda metà degli anni Ottanta furoreggiava il dibattito sulla realizzazione di un teatro a Crema e la maggioranza dei cittadini era favorevole con motivazioni più che valide, non erano mancate le voci fuori dal coro.

 

Il bolide della Fondazione

I bastian contrari non si opponevano al progetto, ma ponevano interrogativi sui costi di gestione.  Sostenevano: il teatro è una Ferrari. Non basta possederla, serve anche la benzina per mantenerla in pista. Qui, secondo gli scettici, sorgevano i problemi. Poi il teatro è stato costruito e la sua gestione affidata alla Fondazione San Domenico, appositamente costituita per far correre il bolide e dotata di uno statuto, per qui tempi, all’avanguardia.

 

Era d’obbligo applaudire

Sull’onda dell’entusiasmo, della disponibilità politica ed economica dell’amministrazione comunale, della magnanimità degli sponsor e, non ultimo, della capacità e dell’impegno di Paola Orini e di Umberto Cabini, i primi due piloti che si sono succeduti al volante della ‘Supercar’, i dubbi delle cassandre sembravano essere stati spazzati via. Anche la Prima, l’Eliogabalo, una boiata pazzesca direbbe Fantozzi, inguardabile, costosa e per pochi eletti, omaggio al compositore cremasco  Francesco Cavalli, era stata digerita. Ma a quei tempi i soldi non mancavano e nella sera dell’inaugurazione, come per La corazzata Potëmkin, era d’obbligo applaudire. Già, a quei tempi, si spendevano 650 milioni di lire per Recitarcantando.

                

L’arrivo del Folcioni

Nel frattempo la Fondazione si è presa in carico anche l’istituto Folcioni e ha moltiplicato le proprie iniziative per trasformarsi nel reale polo culturale della città. La Ferrari sembrava una scheggia inarrestabile. Poi è cominciata a scarseggiare la benzina. Oggi, si ipotizza una riduzione dell’attività del teatro e un aumento delle rette al Folcioni.

 

Del lusso o del patrimonio

A questo punto è necessario chiedersi cosa rappresenti il San Domenico per la città e, in base alla risposta, franca e inequivocabile, comportarsi di conseguenza. E questa risposta è di competenza dei politici locali e degli amministratori cittadini. Il teatro, il Folcioni e le attività collegate sono un lusso insostenibile? Lo si dica senza cincischiare con le parole e ci si comporti in maniera coerente. Al contrario, sono patrimonio di Crema? Allora siano sostenuti senza se e senza ma. Tertium non datur.

 

L’identità offerta dalla cultura

O si crede che la cultura sia un patrimonio intorno al quale costruire l’identità di un territorio, o non lo si crede. O si è convinti che la Fondazione San Domenico funzioni da catalizzatore per veicolare questa stessa cultura, oppure no. O si identifica nel San Domenico un incubatore culturale di start-up per i giovani talenti della Repubblica del Tortello, oppure lo si considera una passerella di vecchie glorie che, escluse dai palcoscenici metropolitani, ripiegano su quelli di provincia.

 

Nuovi interrogativi

Ma qui sorgono ulteriori interrogativi. Quale cultura un’istituzione locale deve sostenere? Quella dell’Eliogabalo o quella delle centinaia di giovani che frequentano il Folcioni? Quella degli spettacoli con le superstar pagate in modo esagerato o la compagnia del teatro all’avanguardia o del teatro dialettale? Da qui i corollari. Se tagli devono essere imposti, quali i criteri utilizzare? Meglio un cartellone con tre spettacoli di grido o uno con sei meno sulla cresta dell’onda, ma non per questo scadenti? Si potrebbe continuare. Le risposte non sono semplici, ma evitarle o traccheggiare non serve. Si entrerebbe in un loop senza uscita. No, qualcuno potrebbe uscire: lo sponsor. Anzi, più sponsor.

2143