01-05-2013 ore 11:32 | Rubriche - Storia delle religioni
di don Emilio Lingiardi

Primo maggio, festa di san Giuseppe lavoratore. Dal 1955 anche la Chiesa ricorda l'occupazione, sottolineandone la dignità ed il valore

Sensibile e attento ai problemi dell'umanità, il papa Pio XII univa nel 1955 alla celebrazione mondiale del lavoro che danni si teneva il 1 maggio, il ricordo di san Giuseppe di Nazareth, lavoratore, perché il lavoro appartiene a tutti gli uomini e non è appannaggio di nessun partito o di nessuno Stato.

L'insegnamento biblico
E' interessante notare come Dio stesso, nel libro della Genesi, abbia affidato all'uomo il lavoro come primo comandamento: "prendete la terra, dominatela e assoggettatela con il vostro lavoro", (1,28). Pertanto nell'ottica biblica il lavoro è stupenda collaborazione umana all'opera di Dio, che continua la creazione e la porta a perfezione con la cooperazione degli uomini.

L'identificazione col lavoro
Anche se segnato dal peccato, che porta sudore e fatica al lavoro, Gesù, nella pienezza dei tempi ha condiviso tutte le espressioni della vita umana iniziando al banco artigianale di Nazareth la fatica quotidiana per provvedere a sè e alla sua famiglia, rispondendo ai bisogni e alle richieste della sua gente. Si è talmente identificato con il lavoro da perdere perfino i suoi connotati personali: non era più chiamato Gesù, ma il figlio del fabbro o del falegname.

La costruzione di una nuova città
Giuseppe infatti aveva sempre lavorato con intensità e intelligenza, lasciando perfino la sua casa natale a Betlemme per recarsi a Nazareth e collaborare alla costruzione d'una nuova città dedicata a Cesare Augusto, chiamata Diocesarea, oggi per gli arabi Sefforis. Giuseppe con tanti suoi amici aveva collaborato con la sua tecnica e le sue capacità alla realizzazione di questo nuova città del centro della Galilea. Col suo lavoro ha certamente provveduto ad una tranquillità economica per la famiglia, che ha potuto godere una determinata serenità anche con l'attività del padre di famiglia.

La prima occupazione
I ragazzi a Nazareth conoscono bene questo episodio simpatico tratto dai Vangeli Apocrifi, il protovangelo di Giacomo, nel quale si narra che Gesù a 8 anni abbia chiesto a Giuseppe di insegnargli un lavoro, perché anche lui voleva dare un suo contributo al benessere della casa. Giuseppe come primo lavoro semplice ha insegnato a Gesù a mettere in squadra due pezzi di legno piallati, così da risultare quasi una croce.

La redenzione
Scoppiato a piangere e quasi scusandosi col figlio per avergli proposto la croce, è stato consolato da Gesù che lo assicurava sul fatto che anche lui, nel suo silenzio operoso, nel suo lavoro sudato, dava un grande contributo alla redenzione del mondo.

La missione educativa
E' bello pertanto chiedere a san Giuseppe, in quest'anno ancora molto difficile per i problemi del lavoro, che propizi una giusta attività a tutti i giovani in vista anche del loro futuro e garantisca alle famiglie una dignitosa occupazione con la quale provvedere alla missione educativa di vita e di pace assegnata ad ogni casa.
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