Dal 2024 l’unità operativa di farmacia ospedaliera e territoriale diretta da Manuela Savoldelli si adopererà nella preparazione di farmaci a base di cannabis, particolarmente indicati nella gestione del dolore cronico, come il dolore neuropatico, vale a dire quello causato da infiammazioni dei nervi sia del cervello che periferici (nevralgie). La prima applicazione avverrà nell’ambito delle cure palliative e della terapia del dolore, poi l’opportunità potrà essere allargata anche ad altre specialità. “Da anni, in collaborazione con il direttore dell’unità operativa Sergio Defendi, inseguiamo la possibilità di produrre in ospedale farmaci che possano da un lato offrire una soluzione ad una pluralità di sintomi favorendo una razionalizzazione della terapia farmacologica, dall’altro essere di immediato supporto al clinico per una efficace gestione del dolore”.
Contro diverse patologie
L’introduzione di questi farmaci, da utilizzare in seconda battuta dopo gli oppoiodi, consentirà, ad esempio, un migliore controllo degli stati di ansia e depressione, di stipsi e disfagia, di nausea ed insonnia. Consentirà, inoltre, di contrastare movimenti involontari e di stimolare l’appetito, ad esempio in casi di anoressia nervosa. “La Cannabis è nota da millenni, non solo per le sue proprietà psicotrope che rendono i suoi derivati le sostanze d’abuso illegali più diffuse, ma anche per le proprietà terapeutiche. In modo simile all’oppio, la cannabis è stata utilizzata per un gran numero di malattie. Oggi il suo utilizzo terapeutico è regolato dalla legge e la terapia del dolore è quella condizione per la quale viene più spesso prescritta”.
Pro e contro
“Le sostanze che derivano dalla cannabis producono una riduzione del dolore agendo sulla conduzione nervosa dei segnali del dolore, mitigando la sensibilizzazione di questi neuroni e attenuando l'infiammazione attraverso l'attivazione di appositi recettori chiamati CB. La stimolazione di questi recettori modula il rilascio di neurotrasmettitori implicati nella percezione e nell’elaborazione dei segnali dolorifici, nel cervello e nel midollo spinale”. Tra gli effetti avversi derivanti da questo trattamento si annoverano: “confusione mentale, tempi di reazione ridotti e, talvolta, accentuazione dell'ansia. Solo nel caso di forte intossicazione sono stati segnalati gravi disturbi psicologici. In ogni caso, la cannabis, anche se generalmente ben tollerata, è controindicata nei soggetti con meno di 18 anni o che hanno manifestato reazioni di ipersensibilità a qualsiasi cannabinoide e nei soggetti con gravi malattie cardiorespiratorie”.