27-07-2015 ore 12:14 | Politica - Salvirola
di Stefano Zaninelli

Salvirola. Da oltre un anno 15 migranti alla casa di accoglienza. Marani: “esperienza positiva, speriamo continui così”

Da oltre un anno Salvirola ospita una quindicina di migranti. Il piccolo paese crocevia dei flussi tra Castelleone, Izano e Romanengo ha fatto da precursore all’accoglienza dei migranti nel Cremasco. Come racconta il sindaco, Nicola Marani “da quando mi sono insediato nel giugno 2014, il centro d’accoglienza ospita dei profughi; al contrario di altre situazioni in cui vengono collocati, posso dirmi soddisfatto del controllo e della gestione da parte dell’associazione A braccia larghe”.

 

Contrario al sistema

Secondo Marani “è difficile dire se l’affidamento ad un’associazione sia la forma migliore di accoglienza. Il dato di fatto è che nella gestione dell’emergenza i sindaci vengono puntualmente scavalcati, perché il prefetto tende a fare accordi con i privati senza informare le istituzioni. Nonostante non abbia modo di lamentarmi dell’esperienza di Salvirola, rimango contrario al sistema che viene utilizzato. I Comuni sono spesso all’oscuro di ciò che succede e le uniche informazioni le ricevono dai carabinieri o direttamente dai privati che ospitano i migranti”.

 

Profughi, nessun problema

“Qui a Salvirola non abbiamo mai avuto problemi di nessun tipo, rispetto all’accoglienza dei migranti. Certo: all’inizio in paese si mormorava, perché i cittadini vedevano facce nuove, persone diverse che giravano per il paese. Tuttavia, i profughi accolti non hanno mai creato problemi né hanno mai gravato sulle case comunali. Siamo stati fortunati perché, pur non avendo strutture da mettere a disposizione di migranti, l’associazione che se ne fa carico ci informa di qualsiasi cosa: dei loro arrivi, movimenti ed attività; sotto questo punto di vista, la gestione ed il controllo sono praticamente impeccabili”.

 

Pubblico e privato, i limiti

“Rimane il fatto che in un momento di crisi la gestione dei migranti comporta dei costi: la struttura, vitto e alloggio e i corsi di italiano e i percorsi di inserimento lavorativo.  Dall’altra parte, si riceve anche un contributo, ma il problema principale sta nella capacità di gestire l’accoglienza, perché non basta sistemare le persone in una stanza. Non sarebbe corretto scaricare l’onere sui Comuni, che già devono fronteggiare regole stringenti e forti limiti di spesa. L’altra faccia della medaglia sono palazzi ed alberghi pieni di profughi, dove il parallelo tra accoglienza e business diventa più che un sospetto. Per ora quella di Salvirola è un’esperienza positiva – conclude il sindaco – che spero possa continuare così senza che i numeri aumentino”.  

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