Il primo Crema Pride, che si è svolto con un'enorme partecipazione sabato 24 maggio 2025, ha visto la presenza dell'Onorevole Alessandro Zan, l'attivista esponente della comunità LGBTQIA+, relatore del disegno di legge contro l'omofobia, la transfobia, la misoginia e l'abilismo, che reca il suo nome. Eletto al Parlamento Europeo nel 2024 nelle file del PD, è stato nominato vicepresidente della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni dell'Europarlamento, che ha sede a Bruxelles. Zan, che da sempre è promotore di attività in favore dei diritti civili, è arrivato in piazza Garibaldi intorno alle ore 13.30, accompagnato da un'imponente scorta, e si è fermato giusto il tempo di salutare gli organizzatori, gli amministratori del Comune di Crema e gli attivisti presenti e di rilasciare qualche commento a caldo sulla manifestazione.
Onorevole Zan, cosa significa per lei essere presente al primo Crema Pride?
“È importantissimo essere qui oggi, perché è il primo Pride di questa città e ogni volta che un Pride attraversa una città lascia più felicità, lascia più diritti e dunque un Pride è una manifestazione gioiosa, ma in questo momento è anche una manifestazione di resistenza, perché c'è un governo di destra, illiberale, che sta cercando di togliere i diritti. Per fortuna c'è una Corte Costituzionale che ha stabilito, invece, con una sentenza storica epocale, che due mamme devono essere riconosciute subito alla nascita del figlio, proprio nel supremo interesse del minore. Ciò significa che questo Pride sta dalla parte giusta della storia, sta dalla parte dell'articolo 3 della Costituzione, che dice che tutti i cittadini e le cittadine devono avere gli stessi diritti”.
Che valore ha un Pride in una città come Crema, che non è una metropoli ed è profondamente radicata nel territorio lombardo?
“Diciamo che è un valore ancora più importante che farlo nelle grandi città, perché nelle città più piccole c'è più bisogno di Pride, perché in molti casi c'è anche più invisibilità, le persone hanno più paura, le persone hanno più paura di dichiararsi in famiglia oppure di dichiararsi nel posto del lavoro. Sapendo che c'è un Pride nella tua città ti senti più sicuro, ti senti più sostenuto e questo è molto importante, soprattutto per le ragazze e i ragazzi adolescenti, che magari vivono ancora in una condizione di paura, magari di dirlo ai genitori. Sapere che c'è un Pride nella tua città può essere di grande aiuto e di grande conforto”.
L'Italia è ancora molto distante dalla posizione europea?
“L'Italia è molto distante, non tanto la società civile che è molto avanti, quanto la classe politica di questo governo. Lo dice la roadmap delle associazioni europee, che mostrano che l'Italia è agli ultimi posti nella classifica europea, vicino all'Ungheria, alla Lituania, alla Slovacchia. Questo dimostra che c'è ancora molto da fare e che il Parlamento deve legiferare proprio per rispettare pienamente l'articolo 3 della Costituzione, che è il faro della nostra convivenza. Senza la parità dei diritti non c'è democrazia”.
Immaginiamo l'Italia tra dieci anni: cosa possiamo augurarci?
“Possiamo augurarci che le leggi siano state approvate, che le condizioni di vita di tutte le persone siano condizioni di felicità e non più di sofferenza, perché una politica crudele che vuole discriminare, vuole emarginare le persone, è una politica che non fa il bene degli altri e che va assolutamente contrastata e condannata”. In chiusura d'intervista, non si può non tornare a parlare della sentenza n. 68 della Corte Costituzionale, che ha sancito uno spartiacque storico nella legislazione italiana, dichiarando incostituzionale il divieto che impediva alle coppie omosessuali di donne di essere riconosciute entrambe come madri del figlio, nato in Italia e concepito mediante tecniche di procreazione assistita, effettuate legittimamente all'estero. “Io lo dico da uomo di sinistra, il tema dei diritti non dovrebbe essere di parte, di sinistra e di destra, dovrebbe essere condiviso da tutti. Purtroppo, in Italia non è così, c'è ancora una destra che è fortemente omotransfobica, razzista e chi più ne ha, più ne metta”.
La città di Crema ha anticipato le conclusioni della Corte Costituzionale?
“La sindaca Stefania Bonaldi e l'attuale sindaco Fabio Bergamaschi hanno difeso queste famiglie e dunque, come dice la sentenza, hanno difeso la Costituzione, hanno anticipato i tempi: cosa potevano fare se non registrare i figli e le figlie di queste famiglie, sapendo che questa registrazione è un diritto sacrosanto che questi bambini devono avere, perché nessun figlio può essere di serie A o di serie B. Ricordiamoci di quando c'erano i cosiddetti figli della colpa, cioè i figli nati al di fuori del matrimonio, che avevano un marchio di infamia che si portavano dietro per tutta la vita. Fortunatamente questo non c'è più, però questo marchio di infamia, purtroppo, c'è ancora per i figli delle famiglie Arcobaleno. Ecco perché dobbiamo ancora fare molta strada e lottare perché si approvi il prima possibile una legge in Parlamento”.