22-06-2019 ore 12:13 | Politica - Crema
di Andrea Aiolfi

Consulta dei Giovani. Le strade di legalità: mafia al Nord, conoscerla per sconfiggerla

“Una mente affinata alla legalità ha un’etica dei comportamenti che deve vedere tutti protagonisti, a seconda del proprio ruolo”. Queste le parole del sindaco Stefania Bonaldi durante l’introduzione all’incontro tenutosi ieri sera presso Largo Falcone e Borsellino e organizzato dalla Consulta dei Giovani per parlare della criminalità organizzata nel nord Italia. Ospiti la presidente della Commissione speciale antimafia, anticorruzione, trasparenza e legalità della Regione Lombardia Monica Forte, il consigliere regionale Marco degli Angeli, il sottosegretario di Stato all’Interno Luigi Gaetti e Patrizio Lodetti, ricercatore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dall’Università degli Studi di Milano. A sottolineare l’importanza dell’incontro la presenza tra il pubblico del Prefetto di Cremona Vito Danilo Gagliardi.

 

Collaborazione tra le istituzioni

“Per contrastare un’organizzazione di stampo mafioso è necessaria la creazione di una rete antimafia altrettanto organizzata, altrimenti non si va da nessuna parte”. Per Monica Forte la collaborazione tra le istituzioni deve essere una priorità, in particolare si è consolidata tra la Commissione e l’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università di Milano grazie alla quale sono già stati redatti due lunghi resoconti sulla situazione della criminalità lombarda (in allegato). Le istituzioni devono essere presenti sul territorio e dimostrare la loro opposizione a questi fenomeni, come è stato fatto recentemente a Como, dove negli scorsi mesi magistrati e testimoni di un processo di mafia hanno subito minacce.


L’importanza della conoscenza

Nato nel 2013 per volere del professore Nando dalla Chiesa, l’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università di Milano è “un luogo di intersezione tra l’attività di ricerca, insegnamento e disseminazione culturale”. Come raccontato da Patrizio Lodetti lo studio e la conoscenza di un nemico in continua trasformazione è necessario, sia come strumento per i tecnici del settore, sia per i cittadini non “allenati” a riconoscere certe dinamiche. Per Gaetti è divenuto necessario un aggiornamento delle norme. Al riguardo, fare informazione diventa punto focale del contrasto alla mentalità e alle azioni della criminalità.


In Lombardia, il caso di Mantova

Partendo dai flussi migratori dalla fine degli anni ’90 e dall’analisi delle titolarità di impresa (nei settori dell’edilizia e dei trasporti), Patrizio Lodetti ha ricostruito un quadro preoccupante della provincia Mantovana. Negli ultimi 15 anni c’è stato un decremento di circa 3000 aziende e un incremento di 50 aziende da Cutro, paese di diecimila abitanti della provincia di Crotone; ad oggi in totale sono 543 le imprese di origine calabrese. La sottovalutazione del problema mafioso porta a considerare queste tematiche lontane e non affini alle nostre zone, eppure come spiega Gaetti: “Nessuno denuncia le estorsioni, a Milano sono stati sei i casi di usura nell’ultimo anno denunciati. Confcommercio ha dato a 4100 associati un questionario anonimo e quasi 190 dicono di essere stati vittima di intimidazioni e richieste di pizzo” .

 

Il problema dei beni confiscati

Il rappresentante del Presidio di Libera cremasco, Francesco Severgnini, ha introdotto nella discussione il tema delicato della riassegnazione dei beni confiscati. Nel nostro territorio due sono i paesi interessati da questa situazione (Spino d’Adda e Dovera), mentre in altri casi (Palazzo Pignano) gli immobili sono ancora gestiti dalla Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati. Libera sottolinea la scarsa conoscenza delle amministrazioni sulla gestione e risoluzione di questa problematica. Per Gaetti pesa la carenza di risorse dei piccoli comuni, impossibilitati ad investire in queste opere di riqualificazione. La Regione ha un fondo destinato al recupero dei beni confiscati ma per Monica Forte spesso le amministrazioni non vedono questi immobili come risorse, per questo la Regione è chiamata a coordinare gli enti locali, agevolandone il compito.

 

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