21-09-2020 ore 12:55 | Politica - Dal cremasco
di Andrea Galvani

Scrp. Casorati agli otto dissidenti: ‘avete solo incassato, non chiedete un confronto’

Non riuscendo a svolgersi nelle sedi preposte, prosegue a mezzo stampa il dibattito tra i sindaci che hanno esercitato il recesso da Scrp ed il presidente dell’area omogenea cremasca. Aldo Casorati spiega di aver concordato la settimana di ferragosto una riunione per “confrontarci e discutere sull’intero iter che ha portato al recesso da parte di otto Comuni”, dai quali ha ricevuto “una richiesta di confronto pubblico che ho naturalmente accettato”. Data e luogo sarebbero state concordate in seguito.

 

Un’ora prima dell’assemblea

“Alle 17.03 di giovedì 10 settembre – aggiunge Casorati - ho ricevuto una mail del sindaco di Romanengo, a nome degli otto recedenti, che mi informava che non avrebbero partecipato alla riunione in quanto il ‘lodo arbitrale ha definito il recesso degli 8 comuni dalla Società partecipata Scrp’. Questa decisione arbitrale era già nota un mese fa e la decisione di non partecipare viene presa un’ora prima dell’assemblea. Lascio ai lettori il giudizio su questo comportamento. Chi non si presenta ad un confronto con tutti i sindaci, non mi chieda per favore di fare un confronto pubblico”.

 

La relazione

“La risposta alla mia relazione molto dettagliata e precisa (integrale in allegato) si limita al solito refrain "del diritto di uscire, di non averlo fatto per i soldi, di non avere diviso il territorio, ma non c’è uno straccio di risposta a concetti, numeri e azioni promesse e realizzate proprio per accogliere le critiche sollevate verso la conduzione della società. Per quanto riguarda l’accusa di essere usciti per incassare le proprie quote senza aver investito nulla è pura verità”.

 

Riduzione del capitale

“Tutti i soci sono ben consapevoli che un’uscita di qualche comune non riceverebbe lo stesso vostro indennizzo per quota posseduta, in quanto il patrimonio della società si è ridotto e questo è un fatto del tutto normale in quanto non siamo più una società con un importante patrimonio e il capitale sociale si riduce. Ci vorrà del tempo e del lavoro per ripristinarlo. Una eventuale uscita importante di altri Comuni con pari quote porterebbe molto probabilmente alla liquidazione della società. I dipendenti verrebbero licenziati. Il liquidatore dopo aver venduto a prezzo di liquidazione tutti gli asset ripartirà fra i vari Comuni il capitale rimasto che sarebbe di gran lunga inferiore al capitale a libro con il quale gli otto recedenti sono passati all’incasso”.

 

Scommettere sul futuro

Per Casorati “questa è la cruda verità: noi che siamo rimasti siamo più poveri. Anche voi cari amici, se foste rimasti sareste in questo momento più poveri. Avete scelto, con grande tempismo il momento migliore per uscire. Noi invece abbiamo scelto di stare insieme, di lavorare e di scommettere sul futuro, con una società che da 60 anni con varie trasformazioni e anche con difficoltà ha lavorato per questo territorio basandosi su due valori importanti ‘condivisione e solidarietà’. Il resto è veramente accademia”.

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