21-07-2023 ore 20:30 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

L’autonomia delle civiche, la libertà di pensiero e il volere dei 'padroni' del consiglio comunale

L’autonomia delle liste civiche, il loro rapporto col partito di riferimento e l’apertura della maggioranza alle proposte dell’opposizione sono temi di cui si occupa ogni consiliatura. È un 'prezzo' da pagare, impossibile sfuggirgli, anche nella bollente era delle ventilate (almeno loro) 'paci fiscali': e gli operatori della stampa (insieme ai tecnici dell’amministrazione e ai consiglieri più esperti), sovente assistono alla singolar tenzone con un sorriso velato, tra l’incredulo e il divertito (sì, l’espressione ha l’identico titolo del film), come si trovassero davanti alla dogana di Benigni e Troisi, cadenzando col mento il mitico ritornello: “un fiorino”. 

 

Gli ordini del partito

Nella seduta dell’11 luglio scorso, trattando la mozione del Pd sulle “misure a sostegno di una politica per un uso sobrio e razionale delle risorse idriche” (sic!), il capogruppo di Fratelli d’Italia, Giovanni De Grazia, ha sbottato, riferendosi al mancato accoglimento di emendamenti provenienti dal centrodestra: “(la mozione) potevate ritirarla, potevate farla condividere, le minoranze vi hanno dato degli assist, ma siete rigidi. Avete una rigidità francamente imbarazzante e la chiusura totale a ogni confronto è deleteria”. Tema già sfiorato la settimana precedente: “anche su questa mozione bastava la disponibilità di poterla rivedere e farla in maniera che fosse condivisa. Invece avete voluto ancora una volta obbedire agli ordini del partito”.

 

Il padrone di casa

“Sempre che sia possibile esprimere il proprio giudizio in questa assise – ha ripreso De Grazia - perché molto spesso sembra che le minoranze facciano interventi stravaganti, da parte delle civiche vedo su certi argomenti un appiattimento assoluto sulle posizioni del Partito democratico. E mi dispiace. Perché chi è nato come civico, chi si è posto in un certo progetto, dovrebbe qualche volta alzare la voce e dire: non sono d’accordo. Nonostante il padrone di casa decida diversamente. Grazie”. Come annunciato prima di entrare in aula e quasi stupito di aver avuto “un gancio” così efficace, sul tema si è espresso Paolo Nicardi (Crema Lab).

 

Uditori e sfumature

Tirato in ballo direttamente, ha spiegato che oltre alle persone presenti in consiglio, le liste civiche possono contare sull’apporto di “un gruppo di persone attive”. Per esempio, “Crema Lab ha attivato degli uditori nelle commissioni: persone che, compatibilmente col loro lavoro, si danno da fare. Ogni lista civica ha un proprio gruppo che esprime un pensiero”. In pratica, “non è che se non interveniamo è perché non possiamo intervenire. Semplicemente perché probabilmente la pensiamo all’interno della maggioranza allo stesso modo”. Non solo: “esistono delle riunioni di maggioranza dove si condividono spazio, tempo e pensieri e lì si elabora un pensiero comune”. Ritenendo non necessario intervenire solo per ribadire la medesima posizione della maggioranza, al contrario “è importante l’intervento quando arricchisce e quando porta sfumature diverse”.

 

Il faro e gli otto civici

Nicardi ha voluto sottolineare che “la libertà di pensiero, la democrazia è il nostro faro”. Senza nominarlo ha poi citato il consigliere Torrisi, passato dalla civica di Borghetti a Fratelli d’Italia: “quindi per noi se un consigliere di una civica poi si sposta all’interno di un partito, noi siamo anche felici di questa libertà”. Se le civiche “stanno in silenzio” non significa che sono contrarie. Anzi, la dinamica è questa: “le civiche rispettano il consiglio comunale, rispettano la libertà di pensiero, condividono, stanno insieme, elaborano un pensiero e anche se qualcuno poi ci critica noi continuiamo ad andare avanti così. Anche perché su 15 consiglieri di maggioranza, 8 sono civici: direi che abbiamo modo per far sentire il nostro pensiero quando serve”.

 

I padroni e le linee condivise

Argomento interessante anche per Teresa Caso (Crema aperta): “io credo di intervenire ogni tanto, abbastanza, non sono nel Pd, sono in una lista civica per scelta, ormai da tempo. Evidentemente non ho padroni in questa sala consiliare. Nelle riunioni di maggioranza ci esprimiamo e troviamo delle linee condivise”. Al contrario, “non so come lavora l’opposizione, visto che molto spesso si è spaccata in tre-quattro posizioni diverse. Noi abbiamo un metodo diverso, facciamo un lavoro collegiale prima, dopodiché, quando non si interviene è perché si è condivisa la posizione”.

 

Il dibattito e la critica

“Le liste civiche, mi spiace, non sono passive”, ha rintuzzato Walter Della Frera (Crema Bene Comune): “(i consiglieri) non sono solo pronti al alzare la manina come ci viene detto. Sono attivi, partecipi: non parla soltanto il Pd. All’interno delle liste civiche c'è una discussione”. In Crema bene comune opera “un gruppo forte, un nucleo forte, che dura ormai da 10 anni: discutiamo e parliamo, poi andiamo in maggioranza, dove ognuno dice la sua opinione, come avviene in qualsiasi momento democratico, dopodiché si concorda e si segue una linea condivisa”. Per farla breve, “nessuna accondiscendenza al Pd, semplicemente una condivisione, magari anche critica a volte e anche discussa, ma poi scelta di comune accordo”. Per scollinare l'ardua impresa di narrare le gesta dell'aula degli Ostaggi tocca quindi far ricorso alle letture e agli studi: 'il mondo non è comprensibile, ma è abbracciabile' insegna il filosofo Martin Buber; ma questa, padroni permettendo, è proprio un'altra storia.