20-10-2017 ore 10:26 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Smog in pianura padana, metalli pesanti presenti in elevatissime concentrazioni

“Breathe, breathe in the air” cantavano i Pink Floyd nel 1973, invitando gli ascoltatori a riprendere possesso e ad avere cura dei luoghi pubblici e degli spazi aperti della Terra. Nel 2017, in un luogo qualunque della pianura padana suona come una minaccia. I livelli di PM10 e PM2.5, ovvero delle polveri sottili di diametro inferiore a 10 e 2.5 micron, piene di metalli pesanti, sono i più alti d'Europa, spesso oltre i limiti massimi stabiliti dall'Organizzazione mondiale della sanità. Elevate anche le concentrazioni di biossido di azoto, ozono e biossido di zolfo. Tutti elementi che formano le piogge acide e creano grandi problemi di salute.

 

Il quesito spaziale

Troppo coinvolti, quindi accecati guardando dal basso, cerchiamo da sempre di cambiare prospettiva. Alziamo gli occhi al cielo in cerca di un conforto. La conferma – verrebbe da dire la pietra tombale sulle politiche energetiche e ambientali degli ultimi decenni - arriva dallo spazio. “La pianura Padana qualche ora fa: nebbia o smog?”. Il quesito dell’astronauta italiano Paolo Nespoli non ha bisogno di risposte. Del resto, smog significa “nebbia di fumo”. Aprire le finestre al mattino e stare all’aperto nel corso della giornata è nocivo. Alcuni amministratori invitano a non uscire di casa, altri minimizzano.

 

La grande nebbia

Una volta la nocività era confinata all’interno o nelle vicinanze delle fabbriche, ora l’evoluzione l’ha resa disponibile a tutti, in qualunque luogo. A Londra, nel 1952 la “nebbia killer” durò dal 5 al 9 dicembre, causando la morte di 12 mila persone e 100 mila malati. La causa? Aria stagnante combinata ad una elevatissima concentrazione di particolato prodotto dalle emissioni di combustibili fossili. In pianura padana ci s’interroga e ci si arrovella. Dal 15 ottobre è possibile accendere le caldaie. Non resta che alzare gli occhi al cielo e – stavolta chiusi nelle proprie stanzette – iniziare a cantare: “breathe, breathe in the air. Dont’t be afraid to care”. Chissà, forse un giorno cambierà la musica. Pardon, la politica ambientale.

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