20-06-2015 ore 16:51 | Politica - Crema
di Stefano Zaninelli

Sala degli Ostaggi. Autonomia ospedaliera priorità del territorio cremasco. Aldo Casorati: “dobbiamo farcela e ce la faremo”

“Aggiornare rispetto allo stato dell’arte dei lavori e delle iniziative, dare indicazioni in merito alla riforma della sanità in Regione Lombardia e mostrare quanto è stato fatto e quanto si intende fare nel breve periodo”. Questa – ha spiegato Stefania Bonaldi, sindaco di Crema – la ratio dell’incontro di stamattina in sala degli Ostaggi, dove sindaci, consiglieri regionali e comunali e una rappresentanza dell’Ospedale Maggiore di Crema si sono riuniti per fare il punto sulla salvaguardia dell’autonomia dell’azienda ospedaliera cremasca.

 

Come cambierà la Sanità

Un quadro, quello tracciato dal primo cittadino di Crema, già illustrato nella conferenza del 21 maggio. “Ci troviamo in una fase importante e cruciale – ha commentato Carlo Malvezzi, consigliere regionale Ncd – in cui bisogna abbandonare l’idea delle Asl che avevamo, così come cambierà l’assetto delle aziende ospedaliere. La riforma segue la trasformazione del welfare: ci saranno sempre più pensione anziane che necessiteranno di cure e servizi. Si rende dunque necessario rafforzare la cura sul territorio, lasciando gli “acuti” ai presidi ospedalieri, cercando di non istituzionalizzare le patologie e di contenere i costi”.

 

Ast e area omogenea

Una riforma a cui sono stati presentati 5 emendamenti – raggruppati in un unico maxiemendamento – sub-emendati a loro volta. “In questa fase – ha dichiarato Agostino Alloni, consigliere regionale Pd – credo sia un errore madornale suddividere l’Agenzia per la tutela della salute (con funzioni di programmazione, acquisto e controllo) secondo i confini delle vecchie province, che spariranno per via del decreto Delrio. Una più vasta programmazione, che intergi sistema sociale e sanitario, va disegnata in base alle cosiddette aree omogenee; questo è anche il fulcro della proposta formalizzata negli emendamenti del Pd”.

 

Carlo Malvezzi e Agostino Alloni (foto © Cremaonline.it)

Le falle dell’operazione

Se, da una parte, la difesa dell’autonomia ospedaliera è un’esigenza sentita da tutti (almeno tra i presenti questa mattina), dall’altra parte “quando si va alla guerra bisogna avere la truppa – ha osservato Antonio Grassi, sindaco di Casale Cremasco – perché stamattina, oltre ai 5 sindaci della delegazione, hanno partecipato solo 7 primi cittadini del territorio. Inoltre, sulla questione bisognava muoversi prima: il problema era già noto nel settembre 2013; non si può far finta di niente”. Non bastasse, “l’area omogenea – ha aggiunto Antonio Agazzi, consigliere comunale – si misura in base ai servizi che sa erogare ai cittadini: se mano a mano assistiamo al depauperamento di questi ultimi, viene meno anche l’area omogenea”.

 

Prossimi appuntamenti

Martedì si riunirà il Consiglio regionale; il giorno seguente sarà la volta della Terza commissione, che si sta occupando degli emendamenti alla riforma. “Importante – ha affermato Gianni Rossoni, sindaco di Offanengo – sarà consegnare le nostre istanze alla commissione preposta. La nostra non è una rivendicazione territoriale ma ribadisce che il livello delle prestazioni erogate dall’azienda ospedaliera cremasca è medio-alta ed efficiente. Fondamentale è che il livello decisionale rimanga vicino al territorio, perché è questo ciò che ha permesso all’ospedale di raggiungere lo standard qualitativo attuale”.

 

Il documento condiviso

Per questi motivi i sindaci consegneranno ai vertici di Regione Lombardia un documento in cui chiedono “il riconoscimento della Asst (azienda sociosanitaria territoriale) del territorio cremasco comprendente il territorio, i suoi presidi ospedalieri e sociosanitari, includendo il territorio dell’Asl di Soresina; i sindaci si impegnano a mettere in atto tutte le iniziative che si riterranno necessarie per il raggiungimento dell’autonomia del territorio cremasco”. L’auspicio generale è che si avveri la previsione ottimistica di Aldo Casorati, sindaco di Casaletto Ceredano, per cui “dobbiamo farcela e ce la faremo”.  

760