20-02-2021 ore 16:28 | Politica - Chieve
di Gloria Giavaldi

Covid-19. Chieve racconta la solidarietà e guarda al domani: 'è preziosa, coltiviamola'

“Il Covid ci ha insegnato l'importanza degli abbracci, dei baci, della vicinanza”. Dei legami “da fare e per fare”. Si riassume in queste poche battute del consigliere con delega ai servizi sociali Orietta Berti e del sindaco Davide Bettinelli, lo spirito con cui la comunità di Chieve guarda al futuro, preservando “le reti sorte durante il periodo d'emergenza sanitaria”. Quelle fatte di persone che non si sono arrese. Piuttosto si sono arrabattate prima, reinventate poi per “continuare a camminare”, a volte anche zoppicando, insieme. Perché questo significa essere comunità. Lo hanno raccontato amministratori, insegnanti, educatori, farmacisti, sportivi, volontari, bibliotecari nella seconda serata di Fare legami, moderata da Giorgio Cardile e dedicata alle esperienze solidali dei piccoli paesi.

 

Supporto

“Il virus ci ha spiazzato. In occasione della festività di san Giorgio, nostro patrono, eravamo tutti consapevoli di dover combattere con un nuovo drago” spiega Berti “ma non ci siamo lasciati abbattere. Abbiamo da subito attivato iniziative di sostegno primario a nuclei familiari in difficoltà con il servizio di consegna della spesa a domicilio, a cura dei nostri volontari ed il servizio di consegna farmaci a casa, a cura della Farmacia san Giorgio. Abbiamo erogato i buoni spesa, parzialmente finanziati da donazioni destinate a finalità sociali. Non abbiamo smesso di stare accanto agli anziani, nonostante la chiusura. Non era possibile trovarsi in oratorio per il tradizionale pranzo della Bella età. Così è nata l'idea di confezionare per i nuclei familiari con persone over 69 un pacco omaggio e recapitarlo nelle case. È stato un modo per regalare normalità. In breve tempo abbiamo preparato 265 borsine e le abbiamo consegnate nelle mani di persone emozionate”. A dicembre è stato poi il tempo “del bando di supporto alle famiglie”. L'obiettivo era stare accanto alle persone, nuovi poveri che dovevano poter contare sulla forza della solidarietà comunitaria. Quella che supera anche i problemi, tra cui “l'improvvisa mancanza del trasporto sociale. Da subito si sono messi a disposizione 14 nuovi volontari comunali, i volontari civici ed in breve tempo abbiamo recuperato anche un'autovettura adeguata allo scopo”.

 

Chieve solidale

Insieme, perché “solo uniti si vince”. Con la volontà di fare del bene sottobraccio. “Durante l'emergenza sanitaria ho avuto modo di conoscere l'esperienza cremasca di Con cuore, prima Donne cremasche e solidarietà” chiarisce il consigliere Cristina Rossoni. Con un piccolo gruppo di persone del paese, chiamato Chieve solidale, mi sono attivata per prendere parte alla raccolta di generi alimentari per il personale sanitario. Poi, quando è stata preclusa la possibilità di spostarsi nei comuni limitrofi, abbiamo deciso di non cestinare la solidarietà che era stata manifestata, ma di destinarla all'iniziativa della parrocchia Lascia se puoi, prendi se ti serve: un baule in cui ciascuno poteva depositare generi alimentari per le persone bisognose”. La risposta degli abitanti è stata inaspettata. “Ad un certo punto la chiesa era piena di generi alimentari”, utili per rispondere soprattutto “alle esigenze di una nuova utenza”. Oggi questo desiderio di fare del bene ha raggiunto il Lazio: “attualmente stiamo aiutando anche una comunità di madri sole di Roma”. Poi, con le iniziative natalizie, ha vinto il desiderio di normalità: “abbiamo donato 400 sacchettini ai bambini delle scuole in occasione di santa Lucia e per Natale anche il Babbo ha fatto la sua comparsa”.

 

L'importanza della rete

I volontari sono stati e continuano ad essere il motore della solidarietà. Ne è convinta Annapina Sanna del gruppo Caritas di Chieve. “Aiutiamo da diversi anni un numero limitato di famiglie con pacchi alimentari, distribuiti con maggiore frequenza durante la pandemia. La nostra attività non è aumentata durante il lockdown”. Tuttavia l'emergenza ha prodotto delle conseguenze: “si è generata la cosiddetta povertà sommersa, nuove famiglie che si sono rivolte direttamente al parroco per un sostegno economico o aiutate mediante il Fondo diocesano san Giuseppe lavoratore”. Dal canto suo la Caritas di Chieve si è attivata anche per la distribuzione dei giochi ai bimbi meno fortunati in occasione delle festività natalizie. “In questo periodo è stato bello scoprire la collaborazione: anche la relazione con la Caritas di Crema si è rinsaldata”. Fare rete si è rivelato fondamentale. Spesso con strumenti nuovi, diversi. “Anche l'attività istituzionale del Comune è stata totalmente riformulata” interviene il sindaco. Curata dal vicesindaco Margherita Brambilla, ha permesso di informare la cittadinanza in un momento complicato, “di essere vicino alla nostra gente, facendo divenire l'ente comunale ancor di più un luogo di riferimento”.

 

Verso una farmacia di servizi

Sono state stravolte anche le logiche sottese ai luoghi di comunità. “La casa, luogo privato per eccellenza, è divenuta sede di lezioni online, riunioni di gruppo” precisa il primo cittadino. Anche la farmacia si è trasformata. “Inizialmente, quando si sapeva poco di questo virus, abbiamo cercato di fornire un supporto telefonico, una rassicurazione, oltre che le consegne dei farmaci a domicilio”. Cristina Nini e Maddalena Battaini hanno dato forma ad un nuovo stare accanto: “si è creato con le persone un rapporto di fiducia molto forte, reso evidente dal calore che la comunità ora ci manifesta ogni giorno”. La pandemia ha rivelato “il ruolo fondamentale delle farmacie nella tutela della salute: l'idea ora è quella di creare una farmacia di servizi che sia sempre più vicina alla popolazione ed in rete con il Sistema sanitario nazionale”. In primo luogo “vorremmo dare la possibilità di effettuare tamponi rapidi antigenici. Speriamo, da questo punto di vista, si possano fare dei passi avanti”.

 

Prendersi cura dei più piccoli

Il Covid ha cambiato tutto. Convinzioni, progetti, legami. Ma non il desiderio di far innamorare i più piccoli di questa vita, guidandoli verso il futuro. “Abbiamo sempre cercato di rimanere accanto alle famiglie e ai piccoli anche a distanza”. Ad unirli c'erano le storie, le attività realizzate con mamma e papà, i laboratori che prima si facevano all'asilo. Stefania Piloni e Marta Manclossi gestiscono un asilo nido in paese. “Abbiamo preservato la quotidianità dei bimbi, senza abbandonare i genitori” assicura Marta. “Ai bambini abbiamo spiegato con una storia che la mascherina non ci cambia: siamo sempre le stesse. È stato un modo divertente per abituarli ad utilizzarla”. Per dimostrare che, in fondo, le cose importanti non cambiano mai. Per i progetti attuati sono cambiate le modalità, ma non i capisaldi: “facciamo in modo che i bimbi coltivino il rapporto con la natura e al termine della giornata portino a casa l'esito dei loro sforzi” interviene Stefania. Così, ad esempio, “abbiamo coltivato l'orto. Con il basilico abbiamo fatto il pesto. Abbiamo raccolto, pigiato ed imbottigliato l'uva. D'inverno, abbiamo organizzato varie uscite didattiche presso le cascine del paese per conoscere gli animali. In giardino raccogliamo i fiori”. Spiegano ai bimbi l'importanza dell'essenziale. “Alterniamo momenti di lettura e di gioco a momenti di rilassamento con lo yoga e i massaggi per i piccoli”. Anche per i bambini con disabilità la parola d'ordine è stata una sola. Anzi due: restare accanto. Con una videochiamata, prima. In presenza, poi. “Nel periodo di chiusura – spiega la responsabile dell'area educativa della cooperativa Igea Luisa Scartabellati – abbiamo attivato un servizio di supporto anche pedagogico alle famiglie proponendo momenti di confronto ed attività specifiche per i loro figli. Ora che siamo tornati in presenza ci rendiamo conto di avere tra le mani una grande eredità: un legame più forte con le famiglie e genitori più consapevoli delle potenzialità dei loro figli. Non sprechiamola, continuiamo a camminare insieme”.

 

La forza della scuola

Di relazioni rinsaldate ha parlato anche Paola Orini, dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo Rita Levi Montalcini di Bagnolo Cremasco che include anche i plessi della scuola dell'infanzia e primaria di Chieve. “La collaborazione con le maestre ed il Comune di Chieve è stata fondamentale per consentire il rientro in sicurezza. È stata un'estate impegnativa, tra riorganizzazione e ripensamento degli spazi, dei progetti. La presenza dei bimbi a scuola durante l'estate per il centro estivo ci ha dato la forza perché, nonostante le difficoltà, loro erano capaci di sorridere”. Oltre le “sezioni inizialmente divise in due e poi riunite alla scuola dell'infanzia o lo spazio mensa usato per la classe più grande alla primaria con il conseguente ripensamento del servizio, ora resta la consapevolezza di avercela fatta grazie al desiderio d'unità”. Quello che, insieme alla voglia di provarci, di recente ha permesso alla scuola dell'infanzia di Chieve, la prima della provincia, di aderire ad un progetto relativo ad un'indagine utile a scoprire eventuali difficoltà che potrebbero determinare disturbi specifici dell'apprendimento durante la scuola primaria. “Non si tratta di una mera analisi: il vero fiore all'occhiello di questa iniziativa, cui abbiamo aderito su input del provveditorato in particolare di Fabio Donati, è la cosiddetta fase di potenziamento, una serie di azioni scientificamente calibrate in grado di scongiurare lo sviluppo di queste problematiche e di favorire l'apprendimento di quelle capacità sottese alla lettura, alla scrittura, all'orientamento”.

 

Sport e cultura

In chiusura un pensiero è stato dedicato ai luoghi della cultura, in particolare alla biblioteca e al settore sportivo. “La biblioteca ora – ammette Elena De Prezzo – vuole ripartire dai bambini. In questo tempo abbiamo sempre cercato di esserci a distanza con attività online per persone di tutte le età”. L'ingresso di Chieve nella rete bibliotecaria bresciana e cremonese ha consentito di “proporre nuovi servizi smart e di recuperare nuovi utenti grazie al catalogo online o alla media library online”. Le attività online proseguono anche per le palestre. “Non mi hanno mai entusiasmata – spiega l'insegnante di danza Elena Bonizzi – ma è stato ed è l'unico modo per non perdersi. La lezione online di danza durante il lockdown spesso diventava un appuntamento per la famiglia, un modo per non smarrire l'abitudine”. O meglio “per continuare a coltivare una passione”. La stessa che “ci tiene uniti” le ha fatto eco la lab maker Bianca Erfini. In fondo, è questo il segreto per proseguire. Il prossimo appuntamento con l'esperienza di Vaiano Cremasco è in programma sabato 27 febbraio alle ore 10 sulla pagina Facebook e sul canale Youtube del Comune.

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