“Il “coprifuoco” deciso dai sindaci ha fatto la sua comparsa per poche ore tra la conferenza stampa del presidente del Consiglio dei ministri. Le immediate rimostranze dell’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani, ha portato all’esclusione dal testo finale pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il riferimento diretto ai sindaci è stato eliminato dal comma 2-bis dell’articolo 1, che parla genericamente della possibilità di disporre, nelle strade o piazze nei centri urbani dove si possono creare situazioni di assembramento, “la chiusura al pubblico, dopo le ore 21, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”.
Norma inapplicabile
“Se la norma avesse mantenuto quel riferimento obbligato – spiega Stefania Bonaldi - sarebbe stata pressoché inapplicabile e avrebbe ingiustamente investito i sindaci di responsabilità non proprie, dato che le nostre prerogative non possono sfuggire da un rapporto saldo e interconnesso con le Prefetture e i Comitati provinciali di ordine pubblico. La scelta di chiudere una parte di una città deve essere tutto fuorché discrezionale, bensì ponderata e gestita in collaborazione fra sindaci, autorità sanitarie, Forze dell’ordine e di Polizia sotto l’egida della Prefettura, anche perché diventa importante poi l’attuazione concreta di eventuali disposizioni di questo tenore”.
Scaricabarile
“Non basta assumere un provvedimento, occorre anche farlo rispettare e non sono certo i sindaci che possono disporre e coordinare misure di controllo di questo tenore. Nessun sindaco teme l’assunzione di responsabilità e mi pare che in questo 2020 ne abbiamo data ampia dimostrazione, ma non è nemmeno accettabile uno scaricabarile sui primi cittadini che da soli debbano assumersi la responsabilità di blindare, per conto del Governo, pezzi di città”.