17-08-2021 ore 20:14 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Profughi Afghanistan: i sindaci italiani sono pronti all’accoglienza attraverso la rete Sai

“I sindaci italiani sono pronti a fare la propria parte per i profughi in fuga dall’Afghanistan, con il prezioso aiuto delle reti di accoglienza locali”. Il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, rilancia l’iniziativa dell’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani che, attraverso il delegato per l’immigrazione, Matteo Biffoni, ricorda come non ci sia tempo da perdere: “i civili che hanno collaborato con le nostre missioni in Afghanistan sono in forte pericolo, soprattutto donne e minori. Il governo si sta muovendo per salvare vite umane, attraverso l’azione delle prefetture sul territorio e i sindaci mettono a disposizione la propria esperienza, per questo abbiamo scritto al ministro dell’Interno Lamorgese e abbiamo avvisato il ministero della difesa”.

 

Crema pronta a fare la sua parte

“Siamo in costante contatto con Anci – prosegue il sindaco Bonaldi - al lavoro col governo in queste ore e, insieme a tantissime città italiane, anche Crema è pronta ad accogliere la popolazione afghana in fuga, dimostrando il rispetto dei diritti umani. Serve però immediatamente un'azione diplomatica corale, per evitare il massacro di una popolazione inerme. Il consiglio di sicurezza dell’Onu e l’Unione europea si attivino subito, perché la drammatica emergenza civile e umanitaria in Afghanistan impone interventi immediati per salvare migliaia di vite. Anche dal basso, dalla società civile e dai cittadini, sono molte le voci di coloro che ci stanno cheidendo come potere aiutare e vogliono essere tenuti informati di eventuali iniziative di accoglienza”.

 

Operazione aquila

Gli amministratori locali puntano sulla concretezza: “Sarà la storia a dare un giudizio su questi ultimi vent’anni di presenza militare in Afghanistan. Siamo pronti ad ampliare la rete Sai già presente nei nostri territori per poter accogliere e inserire le famiglie che rientrano nel programma di protezione del personale civile afghano collaboratore del contingente militare nazionale, la cosiddetta Operazione Aquila. Intervento già in atto tra il 2014 e il 2019, ma che davanti alla ritirata dei contingenti occidentali assume dimensioni maggiori”.

 

Risorse mirate

“Se la legge che disciplinerà termini e condizioni dell’accoglienza dei cittadini afghani prevederà in tempi brevi l’ampliamento della capacità di accoglienza diffusa sul territorio, con risorse mirate per l’emergenza in corso, noi potremmo ripetere l’esperienza fatta già dal 2014”. Secondo il delegato Anci “è l’accoglienza adeguata per i rifugiati afghani. Diversi comuni hanno già manifestato la loro disponibilità a prevedere nei loro progetti Sai posti specifici per i collaboratori afghani e le loro famiglie, come primo passo per garantire nel prossimo futuro accoglienza e integrazione a donne e uomini in queste ore in fuga. I rifugiati afghani già presenti nella rete Sai stanno manifestando grande preoccupazione per chi è rimasto nel paese nelle mani dei talebani: noi sindaci con le nostre comunità siamo pronti a fare la nostra parte”.

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