17-07-2022 ore 20:27 | Politica - Crema
di Gloria Giavaldi

Anastasie Musumary: 'dialogo, cura e coesione sociale per una città attenta a tutte le persone'

“Vorrei nel mio piccolo contribuire a rendere Crema una città migliore”. Per dirla con le parole del sindaco Fabio Bergamaschi “una città del benessere”. Ciò che Anastasie Musumary ha chiaro è che “l’assessore al welfare non ha la bacchetta magica per risolvere problemi in poco tempo”, ma deve puntare su “dialogo, cura e coesione sociale per il futuro”. Ventotto anni, originaria della Repubblica democratica del Congo, è la donna scelta da Bergamaschi con delega al servizio sociale, nonché la vera sorpresa di questa giunta. Prima esperienza pubblica, tante esperienze di volontariato e nel sociale all’attivo, è stata uno dei volti della Consulta interculturale di Crema. “Welfare è e deve essere sostegno a tutte le fragilità. Dovrò confrontarmi con un sistema complesso di politiche pubbliche volte a garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini. Gli attori e gli interlocutori sono tanti. Questo mi porterà a dare il massimo impegno con costanza e determinazione. Sarà faticoso, ostico, ma non ho paura. Porterò avanti il mio mandato con passione, saggezza e determinazione”. E' pronta, dunque, per “una sfida ed una grande responsabilità”.

 

Integrazione

Nel suo ruolo punta ad una sempre maggiore coesione sociale, a beneficio di “una società interculturale”. Già, ma non solo questo. Ché l’integrazione è trasversale, riguarda tutti. Non è un fatto di etichette: “bisogna lavorare per garantire l’inclusione di tutti e di tutte le diversità: stranieri, persone con disabilità, appartenenti alla comunità Lgbtq+, persone che possono essere considerate più fragili e soggette a discriminazioni". Prova a fare un elenco, non per affibbiare etichette. Palesemente non vuole che nessuno resti escluso. Vuole che tutte le persone siano valorizzate. E siano al centro del suo agire. Come suggerisce la denominazione della ‘sua’ lista civica: Crema al c’entro. “Spero di aprire la strada ad altri ragazzi che partono da una situazione meno vantaggiosa. Dobbiamo impegnarci, dobbiamo studiare, dobbiamo essere padroni positivi del nostro futuro”.

 

Case popolari

Un domani che è a tutti gli effetti in divenire, anche alla luce dell’eredità lasciata dal Covid. “Bisognerà valutare se l’attuale perimetro del welfare sia in grado di soddisfare le richieste o se ne siano nate di nuove” con l'evidente bisogno di nuove soluzioni. “Di certo il lavoro svolto dall’amministrazione precedente è stato esemplare. Per leggere la complessità dei bisogni di oggi è necessario allearsi con il privato sociale, no profit, e le cooperative”. Proseguirà, dunque, salda l’esperienza della co-progettazione. “Ho già iniziato a conoscerla e a studiarne le dinamiche”. Tra le questioni sempre aperte, quelle relative alle case popolari: “sarà importante potenziare gli sportelli di mediazione abitativa anche per i risvolti legati all’accompagnamento delle persone morose. Sarà necessario rafforzare l’azione tra gli uffici del comune (servizi sociali, ufficio tecnico e patrimonio). Bisogna fare in modo che l’Aler si rapporti con un referente tecnico del comune”. In futuro per far fronte alle tantissime richieste “si potrebbe pensare anche di potenziare l’edilizia pubblica costruendo o recuperando contesti, ma questo non dipende solo dal comune o solo dall’assessore al welfare, che, appunto, non ha la bacchetta magica per risolvere tutto in poco tempo”.

 

Disabilità

Quanto alla disabilità, Musumary intende approcciarsi “con diplomazia e dialogo. Bisogna captare le esigenze e i bisogni. Mettere in atto azioni volte a seguire le persone con disabilità nel loro percorso di vita: dalla scuola al tempo libero e orientarli nel mondo del lavoro. Ognuno con le proprie potenzialità deve sentirsi membro attivo e incluso nella comunità. E’ necessario sostenere le famiglie che si trovano a dover affrontare anche delle spese importanti”. Tra le priorità anche quella di “continuare l’opera di abbattimento delle barriere architettoniche”. Il faro resta uno solo: includere. Per una città che sappia essere sempre più comunità.

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