15-12-2021 ore 13:32 | Politica - Cremona
di Claudia Cerioli

Sanità locale. Piloni: ‘Nel Cremasco servono più case di comunità, risorse e ambulatori’

Il consigliere regionale del Pd Matteo Piloni ha partecipato all’incontro con l’assessore al welfare Letizia Moratti a Cremona per definire la progettualità legata al nuovo ospedale e per annunciare la realizzazione della prima casa di comunità a Soresina. Piloni ha apportato alcune riflessioni sulle principali tematiche affrontate durante l’incontro. La prima riguarda i servizi che devono esserci nella nuova struttura ospedaliera “per essere  L'obiettivo non può che essere un ospedale sede di Dea di secondo livello, con tutto ciò che questa classificazione comporta, tra cui la terapia intensiva neonatale e non solo. Il futuro di un ospedale e del suo ruolo deve partire da subito potenziando reparti specifici che nel corso del tempo avevano subito dei ridimensionamenti come: area donne, Tin, medicina sportiva e riabilitazione. Ora si pensa a Cremona, ma non è sufficiente. Serve un lavoro più ampio per far partire concretamente la medicina territoriale”.

 

Pochi soldi per la sanità territoriale

È proprio sulla sanità territoriale che si concentra il pensiero di Piloni: “le case e gli ospedali di comunità sono la strategia scelta dal governo per riempire questo vuoto, in Lombardia più che altrove. Ad oggi le case e gli ospedali di comunità i individuate da Regione in provincia di Cremona sono poche: sette case di comunità e quattro ospedali di comunità sono troppo pochi. Il Governo prevede una casa di comunità ogni ventimila abitanti. La Lombardia ha deciso di realizzarne una ogni cinquantamila abitanti. Motivo? I soldi. Per rispondere alle richieste del Governo non bastano le risorse del Pnrr. La Regione avrebbe dovuto metterne altre. Al momento ha previsto di mettere 85 milioni. Pochini se si pensa che il bilancio regionale destinato alla sanità è di 18 miliardi circa”.

 

Solo due case di comunità nel Cremasco

“Per ora il Cremasco vedrà due solo case di comunità: una a Rivolta d'Adda e una a Crema. La seconda in un immobile non facilmente accessibile: quello di via Gramsci. Scelto in alternativa all'ex tribunale. Scelta sbagliata! Motivo: costava troppo. Ricordo che per ogni casa di comunità il Pnrr mette 1.5 milioni di euro. Sarebbero bastati altri cinque milioni dalla Regione, ottenuti anche da un risparmio negli anni di alcuni affitti che oggi l'ospedale sostiene, per rientrare. Per un nuovo ospedale a Cremona ci sono 330 milioni e per una casa di comunità a Crema non ci sono cinque milioni? Difficile da credersi. Per quanto riguarda gli ospedali di comunità la scelta è puntare su Rivolta e Soncino (spazi del comune). A Soncino non è meglio pensare ad una casa di comunità? E magari un secondo ospedale di comunità a Crema, alla Fondazione Benefattori che ha già venti posti letto mai attivati? E poi serve una terza casa in un altro punto del territorio. E perché appunto non a Soncino?”.

 

Ambulatori socio sanitari

Il consigliere Piloni evidenzia la necessità, per una medicina territoriale che funzioni, della presenza di ambulatori socio sanitari territoriali. Al di là della sigla che rischia di ingenerare confusione (Asst), il punto è capire come questi potranno contribuire al rafforzamento territoriale, tra gli ospedali, le case di comunità e i distretti. E quante risorse la Regione destinerà per queste strutture, oltre a sapere da chi saranno gestite. Doverosa è poi l’assunzione di personale per far funzionare queste strutture ed è  necessaria l’integrazione tra il sanitario e il sociale”.

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