15-02-2018 ore 20:55 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Consiglio comunale. Via Rossignoli, dal presunto abuso alla flagranza di preghiera

“L’edificio di via Rossignoli ha una destinazione d’uso non compatibile con una funzione configurabile come attrezzatura religiosa, in quanto non ricade nelle aree appositamente individuate nel Piano delle attrezzature religiose. È invece inserito nell’ambito del Tessuto urbano consolidato da riqualificare (via Milano)”. Questo in estrema sintesi, il succo della risposta del sindaco Stefania Bonaldi all’interrogazione della Lega nord sul “possibile abuso di via Rossignoli 37”. Ovvero sull’ipotesi che il capannone sia utilizzato dalla comunità islamica per pregare. Ovvero violando la legge. Una replica – integrale in allegato – che non ha minimamente soddisfatto il proponente, Andrea Agazzi. Vedremo perché.

 

Disponibilità sondata e negata

Al Comune, ha aggiunto il sindaco, “non sono pervenute richieste riguardanti la modifica della destinazione d'uso dell’edificio”. Invece “è vero che in via informale rappresentanti della Comunità islamica nel mese di settembre avevano sondato la disponibilità riguardo questa prospettiva”. Ipotesi bocciata dall’amministrazione: “Nessuna disponibilità a varianti in via Rossignoli, né alcun avallo rispetto ad un utilizzo dell’immobile per la preghiera”. Le verifiche sull’attività sono state effettuate su richiesta diretta del sindaco. Attività “particolarmente gravosa” perché sono chiamare a “cogliere eventuali individui presenti nell’immobile “in flagranza di preghiera”, circostanza che non risulta mai avvenuta sinora”. Della questione il sindaco s’è augurata possa occuparsi “la futura commissione sicurezza e coesione sociale”. Luogo ideale per “conferire con il comandante della Polizia locale, membro fisso dell’organismo, nonché audire gli altri responsabili delle forze dell’ordine, ottenendo informazioni dirette in merito alla vicenda e alle iniziative attivate”.

 

L’imposizione alla preghiera

Decisamente insoddisfatto della risposta il capogruppo leghista. Ha "messo a conoscenza del consiglio" il verbale della polizia locale in merito al sopralluogo del 9 ottobre. Le persone trovate all’interno del capannone hanno dichiarato: “la nostra religione ci impone di pregare almeno cinque volte al giorno e in orari ben definiti. La preghiera viene fatta in qualunque luogo ci troviamo e di conseguenza, se capita, anche all’interno del capannone di via Rossignoli”. Per Andrea Agazzi “è abbastanza chiara l’intenzione del centro culturale islamico. L’affitto dell’immobile per realizzare la moschea”. Certo, “non si potrà mai avere la flagranza della preghiera, c’è bisogno di aprire gli occhi e non far finta di niente, non nascondere la testa tra le sabbie”. Essendo “un potenziale abuso”, ha concluso, “mi aspetto che prima o poi un’azione venga fatta. Non è possibile concedere a qualcuno di svolgere un’azione diversa rispetto alla destinazione”. La vicenda non si conclude certo qui. Gli esponenti del Carroccio chiedono al Comune di “ripercorrere la strada del bando”, mentre al Centro culturale islamico “di aprire le porte e spiegare da dove vengono i soldi utilizzati per comprare il capannone”.

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