Case di comunità, in provincia 'due non sono finanziate dal Pnrr. La regione deve chiarire'

“Tra le case di comunità che non saranno finanziate dal Pnrr ce ne sono anche due nella nostra provincia: quella di via Trento e Trieste a Cremona e quella di Casalmaggiore. Lo ha confermato Letizia Moratti in aula, la scorsa settimana, rispondendo a un question time del Pd. È arrivata la conferma di quello che avevamo paventato, ma perché questa scelta? Quali criteri sono stati utilizzati? Che soldi saranno impiegati per realizzare queste due case di comunità? Serve maggiore chiarezza e al più presto”. Così il consigliere regionale del Pd Matteo Piloni interviene in merito alla risposta dell’assessore al welfare Letizia Moratti a un’interrogazione del gruppo del Partito democratico circa la realizzazione delle case e degli ospedali di comunità. “Manca un cronoprogramma, è evidente, la Regione sta riscontrando grandi difficoltà. Rispetto a Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto siamo davvero indietro. Servirebbe accelerare, visto anche l’aumento dei contagi da Covid”.

Meno case di comunità

“La componente 1 della Missione salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza si pone l’obiettivo del rafforzamento delle prestazioni sanitarie erogate, anche attraverso il potenziamento e la creazione di case e ospedali di comunità. Sono stati stanziati dal governo centrale due miliardi di euro con l’obiettivo di attivare le prime 1430 strutture entro il 30 giugno 2026. Regione Lombardia con la delibera del 7 marzo 2022 ha stilato un elenco di 216 case di comunità, 71 ospedali di comunità e 101 centrali operative territoriali da istituire, costruendole ex novo o riqualificando spazi già esistenti, frutto di un lungo lavoro di confronto tra le Ats e le Conferenze dei sindaci”. Poi “con una successiva delibera del 23 maggio, questo elenco è stato rivisto ed è stata bloccata la realizzazione di 17 case di comunità, tra cui quella di via Trento Trieste a Cremona e quella di piazza Garibaldi a Casalmaggiore, cinque ospedali di comunità e tre centrali operative, senza argomentare i motivi”.

Perplessità

“La revisione ci lascia perplessi – spiega Piloni - La pandemia ha messo in evidenza la debolezza del sistema sociosanitario lombardo e la nostra regione, che si è trovata a dover costruire da zero la rete del territorio, ha voluto inaugurare di fretta e furia una ventina di strutture in sei mesi, mentre in altre regioni, dove da sempre si investe sulla sanità territoriale - come ad esempio l’Emilia Romagna, il Veneto, il Piemonte, o la Toscana - a inizio 2022 erano già attive rispettivamente 125, 71, 77 e 76 strutture con le caratteristiche delle case di comunità. Bisognerebbe ridiscutere le modifiche in commissione Sanità e magari approfondirle. Ormai questa politica arbitraria della giunta lombarda non è più adeguata ai tempi che stiamo vivendo”.