14-06-2015 ore 20:00 | Politica - Crema
di Gianni Carrolli

Crema. Nuovo Centrodestra scettico sulle unioni civili. Zanibelli: “non è una questione di diritti ma una posizione culturale”

“Si va in Consiglio comunale senza sapere cosa ne sarà dell’impatto del Regolamento delle unioni civili rispetto alle richieste d'accesso ai servizi o istituti di competenza comunali, né quali siano le situazioni di discriminazione nell’ambito di competenza dell’ente locale”. Questo il quadro che Laura Zanibelli, capogruppo Ncd, delinea a pochi giorni dalla votazione del documento in sala degli Ostaggi, prevista per lunedì 15 giugno.

 

L’impatto sui servizi

“Forse – critica la capogruppo – non interessa veramente togliere le discriminazioni: quali, poi, se non le hanno nemmeno analizzate? In che ambito visto che la validità del regolamento sarebbe limitata ai servizi comunali, non certo ai servizi presenti sul territorio ma di competenza di altre istituzioni? D’altro canto, il registro delle unioni civili utilizzerà l'iscrizione all'Anagrafe della popolazione residente nella medesima famiglia anagrafica; questa fa già fede per la regolamentazione d'accesso ai servizi comunali”.

 

La commissione del 5 giugno

Nella commissione convocata il 5 giugno per conoscere l’impatto del regolamento sul bilancio comunale, “non avremmo pensato di trovarci davanti l'assenza di qualsiasi rappresentante di giunta, dall'assessore ai servizi sociali, Angela Beretta, a quello dell'Istruzione, Attilio Galmozzi e al sindaco, Stefania Bonaldi. Per tentare di giustificarsi i consiglieri di maggioranza hanno ricordato che nella commissione regolamenti avevano chiesto di un'eventuale ricaduta sui regolamenti comunali, che capiscono esser stata verificata o avvenire automaticamente, ma le minoranze non c'erano, data l'assenza del numero di legale”.

 

“È una posizione culturale”

Secondo Laura Zanibelli, il Regolamento delle unioni civili è “un puro atto politico che non ha nessun valore reale in assenza di una legge che la maggioranza sperava arrivasse prima, per non far emergere le diverse posizioni in seno alla maggioranza stessa e non assumersi responsabilità. Si tratta di un regolamento che dimostra come solo scopo quello di puntare a dichiarare l’equiparazione sulla carta di matrimonio e convivenza anche tra persone dello stesso sesso. Non è più questione di diritti che non verrebbero né negati né garantiti maggiormente col nuovo registro: è una posizione culturale che prende sempre più piede in una situazione di sempre maggiore confusione relativistica”.

 

Il valore della famiglia

“Si dovrà semplicemente prender atto di questa situazione o ribadire quello che è il valore anche sociale della famiglia, con le relative assunzioni di responsabilità, per lo sviluppo del paese? Riteniamo che una politica veramente attenta ai diritti di tutti non possa prescindere dal mettere in campo azioni a tutela della famiglia, nel rispetto dei singoli. Altro – conclude la Zanibelli – è tutelare eventuali diritti dei singoli, ritenuti ancora negati, cui la legislazione nazionale deve occuparsi”.