14-04-2022 ore 10:25 | Politica - Offanengo
di Gloria Giavaldi

L'assessore Locatelli incontra le famiglie del Cremasco: 'la disabilità riguarda tutti noi'

“Serve un cambio di rotta a livello culturale: dobbiamo guardare alla persona nella sua globalità ed attivarci continuamente perché realizzi un progetto di vita autonoma conforme alle sue inclinazioni ed esigenze”. Quello del futuro, insomma, è un welfare generativo: mira alla valorizzazione delle risorse personali e sociali per produrre benessere. E, soprattutto, si fa insieme. Come ha spiegato l'assessore a disabilità, solidarietà sociale, famiglia e pari opportunità Alessandra Locatelli al convegno organizzato ad Offanengo dal gruppo Famiglie speciali, dopo aver visitato alcune realtà del territorio operanti nel settore: “l'inclusione non si può più fare da soli. La pandemia ce lo ha dimostrato. Deve farsi insieme: associazioni e istituzioni. Il comparto sanitario non può camminare con le proprie gambe, in maniera indipendente rispetto al sociale. È richiesta un'integrazione perché ci è richiesto di valorizzare la persona nel suo contesto di vita. Un contesto che cambia, continuamente. La strada è avviata, anche se gli ostacoli dal punto di vista burocratico e di accessibilità (anche dell'informazione) sono ancora tanti. La chiave sta nella coprogrammazione dei servizi, nella coprogettazione tra pubblico ed enti del Terzo settore”.

 

Sfida condivisa

Accolta dal sindaco di Offanengo Gianni Rossoni, Locatelli ha dibattutto con Daniela Martinenghi, presidente di Anffas Crema aps e Davide Vighi, direttore di Comunità sociale cremasca. “Abbiamo il dovere di ascoltare le famiglie e dare risposte conformi ai bisogni che cambiano. Ad una società che cambia” ha spiegato Martinenghi. “Dobbiamo partire dalla consapevolezza che la disabilità riguarda tutti, non è un 'problema' di pochi e tutti dobbiamo attivarci per creare le migliori condizioni affinché ciascuno possa vivere felicemente. Dobbiamo farlo ascoltando le persone con disabilità e i loro desideri. Dobbiamo farlo pensando ad un futuro diverso, lontano dalle logiche meramente assistenzialistiche, che punti alla vita indipendente”. La sfida “non compete solo alle famiglie, che comunque giocheranno sempre un ruolo rilevante per comprendere esigenze ed inclinazioni. Le istituzioni non sono esenti, le associazioni non sono esenti. Siamo tutti coinvolti e chiamati a dare un contributo fattivo”. In Anffas il tentativo è avviato con Io abito, la residenza per la vita indipendente, pronta ad ospitare fino a cinque persone con disabilità plurime, Casamica, un gruppo appartamento messo a disposizione da un genitore per tre persone con disabilità ed percorsi di avviamento alla vita autonoma.

 

'Un valore che non si vede'

Davide Vighi direttore di Comunità sociale cremasca, l'azienda consortile costituita dai 48 comuni del Cremasco per la gestione dei servizi sociali e socio-sanitari sul territorio, ha parlato del nostro come di “un territorio virtuoso”, che ha saputo “cogliere la richiesta di cambio di paradigma imposta dalla pandemia”. In quel periodo “i servizi sono cambiati, si sono adattati. Abbiamo colto l'occasione per intensificare le relazioni con le famiglie, assicurare maggiore vicinanza (pur con modalità diverse) in un periodo che imponeva distanza”. Dal tavolo permanente sulla disabilità che mira alla coprogrammazione fino al progetto finanziato da regione Lombardia per tre annualità sulla presa in carico integrata delle persone autistiche, sorto dall'idea delle famiglie di CremAutismo e che sta coinvolgendo Asst Crema, Ats Valpadana e Comunità sociale cremasca: “le progettualità non mancano: la direzione è quella giusta”. Il sociale “genera un valore che non si vede: quello dell'umanità. Non gestiamo solo servizi e risorse, ma siamo un aggregatore di solidarietà, di competenze e di relazioni”.

 

Il punto di vista delle famiglie

Poco dopo la palla è passata alle famiglie, per l'occasione rappresentate da Cristina Vailati, Francesca Boselli e Federica Bianchetti. Sul tavolo i temi dell'eccessiva burocrazia, della mancanza di una presa in carico immediata e puntuale, del vuoto che si avverte quando le persone con disabilità fanno ingresso nell'età adulta, dell'inclusione scolastica e delle difficoltà delle strutture sanitarie per mancanza di organico. Locatelli, anche cogliendo al balzo una suggestione di Rossoni, ha spiegato come si stiano cercando soluzioni per implementare sportelli dedicati per garantire una presa in carico pronta ed efficace all'interno delle case di comunità. Sul versante delle attività, per arginare quel vuoto che si crea attorno alla persona con disabilità in età adulta, ci stiamo impegnando per creare sempre più percorsi di formazione ed inclusione lavorativa. In questa direzione va la richiesta formulata alle istituzioni europee di mettere a disposizione fondi sociali per questo tipo di progettualità.

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