12-01-2021 ore 14:30 | Politica - Dal cremasco
di Andrea Galvani

Potenziamento della sanità cremasca, tutte le istanze del territorio agli enti superiori

“Agiamo insieme per un Presst a Crema e per il potenziamento della sanità territoriale ed ospedaliera”. Questo il titolo dell’ordine del giorno approvato ieri dai sindaci dell’ambito cremasco. Un testo condiviso all’unanimità e costruito unendo le differenti sensibilità. Si tratta di una “sintesi delle istanze del territorio agli enti superiori” e nello specifico una richiesta di finanziamento. Tra i punti principali la ridefinizione dei confini dell’Ats Valpana, a partire dal trasferimento della sede da Mantova a Cremona, come ufficialmente richiesto da 24 consigli comunali del territorio e la realizzazione di un Presst a Crema ed uno a Rivolta d’Adda. L’intento è “concentrare tutti i servizi territoriali di Asst e Ats” e ridisegnare il coinvolgimento di tutti gli operatori sanitari, dai medici di base alle strutture Rsa e Idr, fino all’assemblea distrettuale dei sindaci.

 

Ampliamento ospedale

Il resto ricalca fedelmente il progetto presentato lo scorso anno dal direttore generale dell’ospedale Maggiore, Germano Pellegata (in allegato i dettagli). L’ampliamento e adeguamento del presidio ospedaliero riguarda la piastra dell’emergenza urgenza e il pronto soccorso: “in particolare l’area di attesa pre-triage, osservazione dei pazienti in trattamento, aree di cura codici rossi (sale urgenza). Ad oggi sono spazi insufficienti per i 66 mila accessi l’anno in incremento costante (+ 10% in 5 anni)”. Viene sottolineato che “l’area cardiologica di Crema, centro di riferimento regionale e nazionale di avanguardia e di complessità dei pazienti trattati, necessita di un intervento di adeguamento degli spazi ai volumi di attività (supporto logistico), di ampliamento delle sale interventistiche e di revisione dei percorsi; gli interventi sono sinergici agli investimenti già previsti e di prossima introduzione di potenziamento della diagnostica cardiovascolare (pacchetto applicativo software di risonanza magnetica nucleare per studi mirati sui tessuti e vasi cardiaci)”.

 

Palazzina e blocco operatorio

Nell’area dell’accettazione ed urgenza (primo piano) si progetta un “rafforzamento della funzione di degenza di medio-alta complessità con postazioni di monitoraggio e semintensive”. Per il blocco operatorio (piano 2) un “adeguamento alla innovazione tecnologica avvenuta negli ultimi decenni”. Si ipotizza un “ampliamento al Piano -2 dell’area degli spogliatoi del personale e la realizzazione della mensa per dipendenti”. Nell’ambito dell’umanizzazione delle degenza, nella palazzina si prevede una “ristrutturazione dei tre piani (Neurologia, Nefrologia, Medicina generale) con realizzazione di camere a 1, 2 e 3 letti con servizi interni, totale rifacimento di impianto di climatizzazione e adeguamento dell’impianto ossigeno, per colmare il gap esistente con il livello delle degenze del monoblocco, oggetto di ristrutturazione negli anni recenti”. Non solo: “verrà realizzato un nuovo edificio per le riabilitazioni specialistiche di alta complessità”. Verrebbe costruita “una nuova palazzina di tre piani fuori terra ed un piano interrato con relative degenze, palestre e servizi complementari (20 posti letto per modulo per un totale di circa 60 posti letto complessivi di riabilitazione specialistica). L’intervento è indispensabile per garantire gli ottimali outcome di recupero funzionale. I pazienti da trattare provenienti in primis dalle unità operative per acuti di cardiologia, pneumologia e neurologia dell’Ospedale Maggiore richiedono la disponibilità in vicinanza di strutture per acuti”.

 

Competenze e responsabilità

Secondo gli amministratori locali è ineludibile “una più efficace definizione delle competenze e dei relativi poteri decisionali in capo ad Ats e ad Asst, posto che la medicina del territorio necessita di una organizzazione omogenea su tutto il perimetro provinciale di Ats, ad emendamento di una riforma che ha di fatto messo in capo alle sole Asst sia gli aspetti territoriali che ospedalieri, senza un efficace coordinamento provinciale, accorpando territori anche molto diversi e distanti fra loro e rendendo più difficile il contatto degli organismi direttivi con le realtà e le esigenze sanitarie territoriali”. Particolarmente sentita “la ridefinizione del ruolo e delle responsabilità dei sindaci nell’ambito della programmazione sanitaria, sociosanitaria e sociale, che oggi sono investiti di un ruolo meramente formale”.

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