


“Sai come si diceva una volta? Una vittoria di Pirro”. La mozione presentata dalla Lega sulla Candidatura di Crema a capitale europea dei giovani ha avuto l'indiscutibile merito di portare il consiglio comunale di lunedì ad un dibattito piuttosto frizzante, come non si vedeva da tempo, in particolare dopo l’avvento “di questo nuovo modo di far politica” (ah, che nostalgia la democrazia cristiana!), caratterizzato da vaste intese e granitiche comunità d’intenti, sotto l'egida del mantra: “per il bene del territorio e dei cittadini”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso ha seguito un percorso circolare: la mozione è stata proposta dalla Lega, emendata dalla maggioranza, bocciata dal centrodestra, approvata coi voti della maggioranza e della Lega. In sostanza, in mioranza “avevano da dirsi un paio di cose” e invece di farlo dopo una sosta, nella consueta saletta accanto all’aula, o addirittura lontano da occhi indiscreti, stavolta hanno optato per farlo pubblicamente e pensando ai posteri, in diretta videoregistrata.
Valorizzare i giovani
Andiam per gradi. Dopo la presentazione della mozione (Andrea Bergamaschini) e la lettura degli emendamenti della maggioranza, effettuata da Nancy Pederzani, felice di aver trovato un interlocutore e di "rubar la scena" ai tradizionali problemi che affliggono la città per poter finalmente discutere di giovani e della loro valorizzazione in ambito sociale, economico e politico, a Beretta è improvvisamente salita la pressione (politica, s’intende). E sentita una sequela di complimenti e di successi e una volta avuta la conferma che per Bergamaschini le “integrazioni del Pd” erano condivisibili, il coperchio è saltato. E va detto tutto, facendo con un grande botto. Scenograficamente a braccia larghe, il consigliere di san Bernardino, “di là dal ponte”, quindi forse a voler dire poco propenso “a scendere con la piena del Serio”, ha messo in fila tutti i sassolini che si teneva nelle scarpe dallo scorso anno, quando il centrodestra decise di non sostenerlo nella candidatura. Anzi. Di considerarlo a tutti gli effetti un avversario.
Scambio di vedute
E al consigliere Bergamaschini, rintuzzato poi da Borghetti e da Patrini, ha fornito una serie di argomentazioni (non richieste, sia chiaro, ma ritenute necessarie) sulla “gioventù” e “l’esperienza”, sul “rispetto” e per finire sugli “accordi sotto banco” con gli ‘avversari’. Accuse ricacciate orgogliosamente al mittente dal consigliere del Carroccio, piccato per il mancato riconoscimento della propria “gavetta”, con un’attività politica forgiata anche “dall’esperienza nella Consulta dei giovani”, peraltro corroborata dall'importante ruolo di capogruppo (unico rappresentante eletto della Lega). Con toni perentori s'è detto “contento di non assomigliargli” ma soprattutto che Beretta “non faccia parte del centrodestra”. Il tutto con la giunta ad assistere attonita, gli agenti della polizia locale distratti dalla sirena di un allarme e i consiglieri di minoranza a occhi spalancati per lo spettacolo, equamente divisi tra il sornione e l’attonito. Peccato non avessero da sgranocchiare pop corn o patatine, ma soprattutto che ormai il pubblico sia così risicato e i cittadini non colgano più l’occasione di assistere alle riunioni dei loro referenti istituzionali. Del resto, (si legga pensando ad un ironico sorriso sul volto dell’interlocutore), “che fatica dovrà mai fare la maggioranza, se fanno tutto loro”?
Il rinvio in commissione
Maurizio Borghetti, affaticato dalle notti in ospedale e quindi con poca voglia di scherzare, è stato costretto ad intervenire "suggerendo rispettosamente un rinvio in commissione, quella alle politiche sociali”, con l’obiettivo di “giungere ad un documento condiviso, sanando le difformità di giudizio” rispetto ad un testo che per Beretta era irricevibile e per De Grazia e Patrini stravolto dal Pd, “quasi inaccettabile” vista la ridondanza di “interventi chirurgici: togliere, eliminare, correggere, sostituire”. Al medico Patrini, originario di Ombriano, quindi piuttosto distante dalle piene pure lui, nonostante in quelle terre scorrano l’Alchina e l’Acqua rossa, è partita la stoccata: “sono d’accordo con Bergamaschini che l’importante è ottenere l’obiettivo, ma una proposta con emendamenti di questo tipo è al limite dell’inaccettabile. Volete mettere il timbrino su ogni cosa, è un’esaltazione dell’amministrazione comunale precedente e attuale, anche se tutto sommato non ci sarebbero tante cose da propagandare, visto che tante cose in ambito giovanile non mi pare che siano state fatte”. Insomma, “sulla politica giovanile di questa amministrazione degli ultimi 10 anni ci sarebbe molto da dire”. Assicuriamo che l'espressione sul volto dell'assessore Nichetti valesse il prezzo del biglietto (lo diciamo nel caso qualcuno volesse proporlo).
“Un’astensioncina?”
Dopo un paio di interventi ‘maternalistici’ della maggioranza, di Caso e Tacca, forse nell’intento di offrire una carezza e una via d’uscita “al ragazzo” dopo la strigliata, gli emendamenti vengono votati singolarmente e la mozione ricomposta nel suo insieme. E qui viene bocciata. Proposta dalla Lega, emendata dalla maggioranza, bocciata dal centrodestra. Da Beretta, Schiavini e Borghetti, con Fratelli d’Italia “costretta” all’astensione, “turandosi il naso per salvaguardare l’obiettivo” della Lega, s'è affrettato a spiegare Patrini. Per Beretta ormai il dado era tratto: “il giovane consigliere della Lega ha disconosciuto il candidato sindaco del centrodestra, che ha portato in consiglio comunale un risultato di questa levatura, con quattro consiglieri”. Riprendendo l’invettiva furente del consigliere Bergamaschini, “non parli lei di lealtà al centrodestra, non può permettersi di fare lezioni, ci ricordiamo tutti quando in campagna elettorale inviava messaggi invitando a votare il candidato del centrosinistra” e memore degli antichi successi al ping pong dell’oratorio, di cui si narrano funamboliche gesta, Beretta ha sorriso amaro, prima dell’affondo.
“Un pochino ridicoli”
“Evidentemente avevo ragione a chiedere di votare Bergamaschi, perché il centrodestra e ripeto, evidentemente, non era pronto a governare”. Rivolto infine ai cronisti, ultima Thule di ogni accesa disputa nella sala degli Ostaggi, “questo è quello che passa il convento”. Sarà per questo, è stata la risposta, che li chiudono tutti? Dicendosi “dispiaciuto” che “neanche in minoranza, come centrodestra, si riconosca il proprio leader”, ha concluso esortando i colleghi “a riunirsi nelle segrete stanze, a trovare un equilibrio perché così facendo rischiate di diventare, per i prossimi anni, anche un pochino ridicoli”. Stoppati fisicamente ulteriori interventi della maggioranza, con un intervento alla Scirea di Franco Bordo, il presidente Galmozzi è stato invitato a chiudere la partita. Per dovere di cronaca, ecco l’esito: “Proposta dalla Lega, emendata e approvata dalla maggioranza, bocciata dal centrodestra”. Da Beretta, Schiavini e Borghetti, con Fratelli d’Italia “costretta” all’astensione, “turandosi il naso per salvaguardare l’obiettivo” della Lega.