10-02-2020 ore 16:52 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Circondario Cremasco. Le proposte della Comunità Socialista per l'unità territoriale

“Alla tardiva ‘regolazione dei conti’ con i Comuni usciti da Scrp non può essere sacrificato il destino futuro dell’Area omogenea cremasca nell’ambito della provincia di Cremona”. Secondo la Comunità socialista, la riunione dei sindaci di sabato scorso si è sviluppata nella “dilagante visibilità dei sindaci di Crema e di Casale Cremasco” e ha evidenziato l’assenza di Aldo Casorati, presidente dell’Area omogenea, “immaginiamo ben ponderata”.

 

La frattura

Come sottolinea Virginio Venturelli, al termine dell’assemblea risulta essenziale chiarire per quale motivo, “dopo lo scioglimento di Scrp e il trasferimento delle sue attività operative alla società Consorzio.it, maggiormente controllata dai Comuni”, non si riesca a ricomporre la frattura con gli otto amministratori che hanno ormai da tempo lasciato la Società cremasca reti e patrimonio.

 

Le Province e le Regioni

Inevaso il tema delle Province, vittime “della superficialità e dell’improvvisazione legislativa”. Province che sono tutt’ora “in vita ma senza le risorse sufficienti a far fronte ai compiti assegnati, con organi amministrativi non eletti dal voto popolare ma frutto di accordi politici”. Per la Comunità socialista “i Comuni, specialmente quelli di piccola dimensione, vivono costantemente oppressi da vincoli finanziari e normativi assurdi, con adempimenti pari a quelli delle grandi città. Le Regioni hanno ormai assunto stabilmente il compito di erogatori esclusivi di soldi, contravvenendo alle loro prerogative originali di Enti legislativi”. Partendo dal presupposto che un nuovo assetto delle autonomie locali “è necessario”, Venturelli ritiene sia stato sbagliato “demolire le Province, cancellarne i livelli amministrativi” e colpire i piccoli comuni, anziché “ridurre e razionalizzare le Regioni.

 

Le Unioni fra Comuni

Passati dieci anni dall’introduzione della legge 78/2010, è opportuno affrontarne i risultati in ambito Cremasco. Il bilancio è “assai contraddittorio. Gli incentivi finanziari concessi a favore delle fusioni tra i piccoli enti non hanno convinto amministratori e cittadini”, tranne che in pochi casi, “le unioni fra Comuni si sono interrotte per il maggiore costi dei servizi rispetto a quelli gestiti in proprio dal singolo”. Le convenzioni tra i piccoli enti “sono risultate deboli”, mancando “di una visione più generale”. Urge quindi “intervenire con maggiore convinzione da parte della assemblea dei Sindaci dell’area omogenea. Lo sfilacciamento tra i Comuni del Cremasco non conviene oggettivamente a nessuno, per cui riteniamo importante che si ricreino le condizioni per lavorare unitariamente, evitando che si ripetano altri strappi, su altri temi, in futuro”.

 

I sindaci e le liste civiche

Secondo la Comunità socialista le liste civiche possono giocare un ruolo determinante “su temi amministrativi”, purché distanti “da convenienze specifiche locali”. I sindaci alla guida delle liste civiche del territorio “dovrebbero costituire un fronte comune contro scelte unilaterali incoerenti rispetto ai documenti, ai piani sociali, urbanistici e territoriali, approvati in tutti i consigli comunali”. In sostanza, “non avendo altre possibilità, dovrebbero valorizzare i tanti studi a disposizione del territorio, ampiamente condivisi e poi accantonati”.

 

Riduzione di suolo

Spicca in questo senso il Piano territoriale di coordinamento provinciale “oggi in variante per il recepimento della normativa regionale sulla riduzione del consumo di suolo agricolo e la riqualificazione del suolo degradato. Possibile che sul mancato decollo dei due piani d’area - quello della città di Crema e quello dell’alto Cremasco, sottoscritti nel primo caso da 18 comuni e nel secondo da 9, nessuno faccia un minimo di autocritica?” Per Venturelli questi livelli intermedi di pianificazione avrebbero potuto “ottimizzare le risorse economiche e territoriali, razionalizzare gli interventi infrastrutturali ed insediativi di rilevanza intercomunale, nonché dare un impulso alle gestioni associate dei servizi comunali più impegnativi per le singole comunità”. La responsabilità cade “sui Comuni più grandi, che avrebbero dovuto essere trainanti in questo senso” e al contrario hanno subito il condizionamento delle “strutture organizzative interne”.

 

Oltre l’orizzonte Cremasco

Attraverso “un accordo quadro tra tutti i Comuni aderenti ai rispettivi piani d’area”, è possibile “non solo ripartire gli oneri per l’esercizio associato delle funzioni, ma anche le possibili risorse derivante dallo sviluppo delle aree individuate nel Pgt unitario dei Comuni del piano”. Questa operazione può portare frutti all’intero territorio, “senza il timore di andare anche oltre i confini del Cremasco”, abbracciando anzi Lodigiano e Trevigliese. Territori “cui guardare con interesse, qualora si ripresentasse il disegno di aggregare Cremona a Mantova, del tutto inaccettabile per il Cremasco”.

 

Conferenza programmatica

Il Masterplan 3 C “fotografa e documenta le attrazioni del Cremasco verso la metropoli milanese, così come quelle del Casalasco verso il Mantovano”. La Comunità socialista cremasca propone a Casorati “di estendere ai sindaci” la possibilità di dar vita ad una “Conferenza programmatica del circondario Cremasco, almeno annuale, all’interno della quale gli Enti Locali, il mondo produttivo, politico e sindacale, associativo e scolastico, possano confrontarsi per l’elaborazione di rinnovato progetto territoriale di lungo respiro e di qualità”.

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