08-08-2020 ore 15:35 | Politica - Dal cremasco
di Andrea Galvani

Scrp. Il cambio di Statuto, il diritto di recesso dei soci e la necessità di un cambiamento

“Dichiarare che siamo soddisfatti per la soluzione a noi favorevole del lodo arbitrale sarebbe scontato e generico. Affermare che abbiamo vinto non è esatto. Noi non abbiamo mai dichiarato guerra a nessuno. Abbiamo semplicemente fatto valere un nostro diritto previsto dal codice civile”. Così si apre la nota stampa firmata dai sindaci di Soncino (Gabriele Gallina), Casale Cremasco e Vidolasco (Antonio Grassi), di Casaletto di Sopra (Roberto Moreni), di Palazzo Pignano (Rosolino Bertoni), di Romanengo (Attilio Polla), di Salvirola (Nicola Marani), di Ticengo (Mauro Agarossi) e di Trescore Cremasco (Angelo Barbati).

 

Il diritto e l’arbitro

Gli amministratori spiegano che il diritto di recedere dalla Società cremasca reti e patrimonio “è stato affermato e comunicato ai soci nell’aprile 2017 dal presidente della stessa Scrp durante un’assemblea societaria e reso pubblico dai media (Cremaonline del 14 aprile 2017, clicca qui per consultarlo). Precisato questo, ci preme sottolineare l’importanza della decisione dell’arbitro. Importanza che assume un duplice significato. Uno positivo e l’altro negativo. Positivo perché dimostra che si può cambiare, che anche un piccolo gruppo può far valere i propri diritti. Positivo perché testimonia che se gli obiettivi sono condivisi e a favore della comunità amministrata anche l’appartenenza ad aree politiche diverse passa in secondo piano”.

 

Una opzione di rottura

“Negativo perché dopo avere fatto correttamente valere il nostro diritto di recesso, senza chiederci un incontro, Scrp ha passato direttamente la pratica ai propri avvocati, costringendoci ad adeguarci a questa scelta. Non sappiamo se il ricorso agli avvocati sia stata una decisione autonoma del Consiglio di amministrazione o concordata con i sindaci-azionisti della società. Non possiamo però esimerci dal sottolineare che tanti nostri colleghi sindaci, soci di Scrp, saputo dell’azione legale hanno espresso il loro dissenso. Di sicuro, è stata una opzione di rottura. Rottura che nessuno della società o dei soci – eccetto un paio che ci hanno chiesto un confronto - ha cercato di ricucire, nonostante la nostra disponibilità al confronto. Disponibilità che possiamo dimostrare con date, documentazione e testimonianze”.

 

Necessario cambiamento

Gli otto amministratori spiegano di non voler cercare la polemica: “Se però sarà necessario racconteremo la vicenda nel dettaglio. Preferiamo guardare al futuro anziché al passato. Ci preme evidenziare l’incapacità di dialogo e di mediazione di coloro che, per posizione e ruolo, avrebbero dovuto tenere coeso il territorio. Il risultato è stato il fallimento di una politica che invece di unire, preferisce dividere e sarebbe sterile e fuorviante addossare la causa della divisione che si è creata a chi legittimamente ha fatto valere un proprio diritto, come ha confermato la conclusione del lodo Scrp. Ma ancora più grave sarebbe la mancanza di autocritica da parte di chi ha causato questa situazione con il ricorso agli avvocati e la chiusura al dialogo. Se si prosegue su questa strada, il nostro territorio sarà destinato alla marginalizzazione. Ma preferiamo essere ottimisti e sperare che la storia del lodo arbitrale sia da stimolo per un cambiamento necessario e non più rinviabile. Noi siamo pronti”.

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