08-03-2016 ore 22:44 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Crema. Luogo di culto in via Milano, la politica affina le clausole del bando

Partecipato e sereno incontro, nel tardo pomeriggio di lunedì, per i consiglieri comunali membri delle commissioni ambiente, territorio e patrimonio, riuniti per discutere e proporre modifiche al bando - integrale in allegato - per l'area di culto di via Milano, che a breve approderà in Consiglio comunale per l'approvazione. Pubblicato e concluso l'iter, si tornerà in Consiglio per stendere e votare un'apposita convenzione.

 

Il primo lotto

Andiamo per gradi. L'area destinata ad area di culto in via Milano è di 1470 metri quadrati ed è stata divisa in due parti uguali. Perché? - ha chiesto Simone Beretta, capogruppo di Forza Italia: “Perché non sapevamo quale fosse l'interesse effettivo” hanno risposto la presidente della Commissione Livia Severgnini ed il sindaco Stefania Bonaldi: “è stata una scelta politica, abbiamo ritenuto fosse più sensato, almeno inizialmente, appaltare un lotto solo”.

 

I dati tecnici e il minareto

La superficie lorda di pavimento complessiva non potrà essere superiore a 400 metri quadrati, mentre lo spazio riservato alle attività di riunione, preghiera o ricreazione non potrà superare i 200 metri quadrati. Lo spazio per il parcheggio non potrà essere inferiore ad 800 metri quadrati, il 200 per cento della superficie lorda di pavimento. La distanza dai lotti confinanti dovrà essere almeno di 5 metri e la struttura non potrà essere più alta di 10 metri. Tranquillizzato dal sindaco e dai tecnici Tino Arpini, che ha chiesto se - rispetto ai canoni paesaggistici locali – fosse possibile costruire un minareto: “No”, la risposta, accompagnata da un sorriso.

 

I punteggi e la rappresentatività

Si aggiudicherà il bando e quindi l'area l'offerta economicamente più vantaggiosa per il Comune di Crema, calcolata secondo precisi punteggi per un minimo di 55, che secondo Christian Di Feo, Movimento 5 Stelle, “andrebbe aumentata almeno a 60”, mentre per Alberto Torazzi, Lega Nord “anche a 65”. I partecipanti al bando dovranno dimostrare – come prerequisiti – la sostenibilità economica della loro proposta e la tracciabilità finanziaria. Durante la valutazione, avrà un carattere premiante la rappresentatività della confessione religiosa sul territorio, concetto che ha fatto discutere i consiglieri - “in base al numero degli iscritti?” - e sul quale si tornerà prossimamente con parametri più chiari.

 

La clausola morale

L'esponente del Carroccio ha chiesto l'inserimento di una “clausola morale” che possa inficiare la convenzione nel caso i rappresentanti del culto o i loro associati si fossero anche nel passato - “non solo in futuro”- macchiati di gravi delitti. Torazzi ha chiesto di inserire nel bando “l'obbligo di registrazione per tutti i frequentatori” e soprattutto “il divieto di dormirci o di ospitare persone per la notte”.

 

Il ricorso e la tempistica

La concessione di 30 anni è stata giudicata troppo elevata, la tempistica giudicata congrua da Torazzi e Antonio Agazzi è stata di “10 anni” con rinnovo automatico nel caso non emergessero problematiche. Proprio Agazzi s'è detto convinto che il bando sia già strutturato sul convincimento che l'area verrà destinata alla comunità islamica”, quindi ha giudicato “irresponsabile andare avanti con la procedura” visto il suo ricorso al Tar. Contrario alla prosecuzione anche Simone Beretta: “continuo a ritenere che non ci siano i presupposti per fare la moschea”. Di contro l'amministrazione ha ribadito di aver ritenuto di destinare un'area di proprietà pubblica “proprio per avere un maggior controllo”.

 

La lingua

Dibattuto anche il punto riguardante la lingua da parlare all'interno del luogo di culto, per Agazzi – che ha criticato anche la destinazione in via Milano, “sarà il caos” - senza alcun dubbio “l'italiano, a dimostrazione della volontà di integrarsi, non solo per la tutela e la sicurezza dei nostri cittadini. In Israele – ha aggiunto – nelle moschee si parla in arabo solo perché le forze dell'ordine lo conoscono. Non possiamo chiedere ai nostri poliziotti di arrivare a tanto, intendo di studiare loro l'arabo”.

 

La sicurezza e la legittima istanza

“Come abbiamo sempre dichiarato – ha commentato il sindaco al termine dell'incontro - il nostro impegno per conciliare da un lato un diritto costituzionalmente garantito e naturale, come quello di pregare il proprio dio e dall'altro le legittime istanze dei sicurezza della comunità, è massimo. La proposta di bando che approderà in consiglio comunale e che ha registrato in parte anche il positivo contributo delle forze politiche di minoranza presenti alla commissione, mi pare vada in questa direzione”.

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