“C’è una differenza sostanziale tra fare politica al bar e farla in Consiglio comunale. Quando sei dentro capisci come vengono costruite le cose e perché”. Ad affermarlo è Livia Severgnini, consigliere eletta nelle file del Partito democratico alle amministrative 2012, attuale presidente della commissione consiliare Ambiente e territorio nonché membro tra i più giovani dell’attuale Consiglio comunale.
Consigliere, se l’aspettava diverso?
“Non avevo aspettative specifiche. Tuttavia, in sala degli Ostaggi è tutto più complesso di come sembra: prima di arrivare al risultato finale c’è un iter da seguire, spesso bisogna compiere giri pindarici e rispettare i lunghi tempi della burocrazia e della politica stessa. È importante avere qualcuno che aiuti a comprendere a fondo gli ingranaggi della macchina e a imparare a riconoscere le trappole dei consiglieri esperti”.
Dunque il Consiglio non è un posto per giovani?
“Potrebbe esserlo. Però l’affinità anagrafica conta: nei rapporti tra consiglieri, specialmente a livello umano, mi sono trovata meglio con i giovani del Movimento 5 Stelle piuttosto che con altri esponenti dell’opposizione meno giovani. Probabilmente una conformazione del Consiglio più fresca, in entrambi gli schieramenti, consentirebbe un dialogo migliore, senza tutti questi giochetti da prima repubblica tipici dei consiglieri più navigati. Tra i giovani c’è sempre un po’ timore reverenziale, di sana paura di rubare lo spazio a qualcun altro”.
Sta dicendo che i giovani sono più responsabili?
“Non si può generalizzare. Però c’è un esempio dirimente: un anno fa Antonio Agazzi, nelle funzioni di vicepresidente del Consiglio comunale, ha tentato di far saltare la seduta per non dare il proprio avvallo alla variante al Pgt. Quest’anno Christian Di Feo, chiamato a supplire l’assenza del presidente del Consiglio, non si è prestato al gioco delle minoranze e ha consentito alla seduta di svolgersi, dimostrando senso di responsabilità e di ruolo”.
Per cosa sarà ricordata questa amministrazione?
“Secondo me ha fatto tanto, soprattutto sul tema delle partecipate, una delle linee guida del programma elettorale. È stato realizzato un lavoro imponente, nonostante non abbia attecchito più di tanto nell’opinione pubblica. Certo, poi c’è il tema del luogo di culto in via Milano: anche se rimane il dispiacere per non essere andati fino in fondo, dobbiamo essere orgogliosi di aver aperto il dibattito e di aver provato a applicare un diritto”.
Cosa ne pensa della questione giovanile?
“L’assessorato alla Cultura e alle Politiche Giovanili si è mosso molto bene ed ha fornito un valido stimolo per le realtà presenti sul territorio. Ha dato spazio a diverse associazioni ed organizzazioni, che a loro volta hanno messo del loro nell’arricchire il novero delle opportunità di cui Crema non è certo sfornita”.
Qual è stata finora la difficoltà maggiore?
“All’inizio molti di noi erano nuovi, senza un pregresso. Oggi, rispetto ad allora, il clima in Sala degli Ostaggi è cambiato: specialmente nell’ultimo anno abbiamo assistito ad un’escalation nei toni e negli atteggiamenti. Alcuni consiglieri si sono messi a gridare agli altri solo per guadagnarsi il titolo in prima pagina. Questo modo di fare politica è avvilente. La speranza è che i futuri consiglieri, in particolar modo i giovani, non mutuino questo atteggiamento politico”.