Il tetto della scuola dell’infanzia Carlo Collodi dei Sabbioni torna agli onori della cronaca. Il comune ha aggiudicato "i lavori di recupero e adeguamento della copertura" alla ditta Fedil costruzioni di Pandino (in allegato la determina). Il comune specifica che “la durata prevista dei lavori è di 60 giorni. Il progetto prevede la rimozione dell’attuale strato superiore vegetale e i relativi materiali drenanti; successivamente verrà realizzato sopra la coibentazione esistente un sottofondo in calcestruzzo alleggerito, su cui posare la nuova impermeabilizzazione realizzata con una doppia guaina bituminosa con finitura ardesiata. Il risultato finale sarà un manto di copertura completamente rifatto, semplice da controllare e mantenere efficiente. Non sarà più un green roof, ma una struttura di copertura classica”. In precedenza, replicando all’interrogazione del Movimento 5 stelle (integrale in allegato), l’assessore comunale all’istruzione, Attilio Galmozzi, ha spiegato che “l’opera è stata consegnata pacchetto ultimato con le relative certificazioni; la progettazione della scuola non è stata eseguita da personale dipendente del comune di Crema, ma da terzi, nell’ambito della più ampia partita dell’housing sociale”.
Il tetto green
“Le segnalazioni di infiltrazioni dal tetto sono state documentate dal primo dicembre 2020”. Alcuni giorni dopo, l’assessore ha pubblicamente spiegato che “per le caratteristiche climatiche e ambientali della nostra zona, il tetto green non è stata una scelta vincente. Non credo che in città pullilino edifici pubblici o privati con analoghe caratteristiche, segno evidentemente che la tecnica della copertura green sia francamente poco consona. Non vietata, ma poco consona alla nostra realtà geografica”.
Manutenzione straordinaria
“Durante l’estate alle porte il tetto della scuola sarà oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria, con con la rimozione del green e la realizzazione di una copertura differente con l’obiettivo di esaurire le infiltrazioni. La copertura in terra, vegetazione e ghiaia sarà totalmente rimossa. Saranno effettuati anche rilievi fotografici, per valutare se sia necessario procedere ad una valutazione col costruttore prima del termine decennale ed eventualmente richiedere dei danni”.
Rimozione totale
“Le verifiche effettuate in questi mesi – ha aggiunto Galmozzi - sono state parziali e finalizzate a cercare eventuali perdite macroscopiche per porre rimedio temporaneo, in attesa del rifacimento completo del tetto. Il coinvolgimento del costruttore avverrà dopo la rimozione totale della copertura, che consentirà di valutare puntualmente ogni possibile difetto”.
Mancanza di risposte
Per Manuel Draghetti il problema è metodologico: “ho portato la questione in consiglio comunale perché per mesi ho fatto continue richieste agli uffici e all’assessore ma non ho mai ricevuto risposte. Dopo due mesi esatti dalla prima interrogazione dell’8 gennaio, ho ottenuto una parziale risposta, peraltro più volte sollecitata durante le varie sedute consiliari. Ho chiesto integrazioni ogni mese e non ho mai ricevute risposte. Se non si ha tempo per svolgere appieno il lavoro che compete a chi ha deleghe così corpose, se ne prenda atto”.
“Una cosa furba”
Il consigliere pentastellato non ha condiviso la dichiarazione dell’assessore sul fatto che “il tetto green non sia consono al clima della città”, ponendo invece l’accento “sulla mancanza di manutenzione ordinaria nel corso degli anni”. Non solo: “Il fatto di aver progettato il rifacimento del tetto e valutare dopo la richiesta danni, non la ritengo una cosa furba. Avrei chiesto subito al costruttore perché c’erano delle perdite dal tetto a meno di 10 anni dalla costruzione”.