03-10-2019 ore 20:01 | Politica - Dalla provincia
di Rebecca Ronchi

Ineleggibilità Signoroni, il sindaco Bonaldi: ‘bene le dimissioni, poi rinnova la fiducia’

“Esprimo apprezzamento per la decisione di Mirko Signoroni e, a dimostrazione che le perplessità e i dubbi anche da me sollevati nelle scorse settimane riguardavano appunto gli aspetti di ordine formale e di rispetto della legge, e non la fiducia nella sua persona, sono la prima a sostenere nuovamente la sua candidatura allorché, spero al più presto, saranno indette le elezioni provinciali per la nuova, definitiva designazione del Presidente della Provincia”. Come spiega il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, Signoroni ha rassegnato le proprie dimissioni a causa della ineleggibilità emersa dopo la sua elezione. Era infatti ancora vicepresidente dell'Ato, azienda speciale provinciale che si occupa della programmazione degli investimenti del Servizio idrico integrato e avrebbe dovuto dare le dimissioni da questo ente il giorno prima di depositare la sua candidatura”.

 

Ingenuità e buona fede”

“Questo non è avvenuto, ma in verità in totale ingenuità e buona fede, anche perché il suo mandato nell'Ato era comunque in scadenza, essendo legato a quello dell'ex presidente della provincia Davide Viola. La condizione di ineleggibilità non è stata fatta rilevare dagli organi competenti (la segreteria generale della Provincia, che presidiava gli adempimenti formali in tutti questi passaggi), né al momento della presentazione della candidatura (ancorché il Cv allegato riportasse, fra le altre ricoperte, anche questa carica) né al momento della "proclamazione degli eletti" il 25 agosto scorso, né in occasione del Giuramento, avvenuto in consiglio provinciale il 12 settembre scorso. Solo il 18 settembre, 23 giorni dopo la proclamazione, la segretaria generale dell'Ente Provinciale comunicava al presidente e ai consiglieri che Mirko Signoroni non avrebbe potuto ricoprire la carica in quanto ineleggibile. Fatti e date parlano da sé”.

 

Valutazione e approfondimento

“Da quel momento si è aperta una delicata fase di valutazione e di approfondimento della situazione. Se è vero che la lettera della norma (art. 60, punto 11 del D. LGS. 267/2000, il T.U.E.L.) è molto chiara, è pur vero anche che oggi le elezioni provinciali sono elezioni di secondo livello (il presidente è eletto dai sindaci e dai consigli comunali) ai sensi della Legge Delrio del 2014, con una disciplina diversa da quella del Testo Unico Degli Enti Locali e, secondo alcune interpretazioni della giurisprudenza, questa più recente legge avrebbe abrogato implicitamente le norme del T. U. E. L. che disciplinano l'elezione provinciale. Questi dubbi interpretativi spiegano anche il perché di una empasse durata un paio di settimane, nella quale si sono valutate diverse soluzioni e vi sono stati vari momenti di confronto fra i consiglieri provinciali che avevano sostenuto la candidatura di Mirko Signoroni e il medesimo”.

 

Prudenza e primario interesse

Secondo Stefania Bonaldi “la decisione finale di rimettere il mandato incontra il mio personale plauso, e non solo il mio, ovviamente, perché risponde a un criterio di correttezza, prudenza, tutela del primario interesse dell'Ente Pubblico e della certezza degli atti emanati. Sia perché non era ancora stata operata la "convalida degli eletti", che in ogni caso il consiglio provinciale avrebbe dovuto affrontare (e mi chiedo con quali esiti, date le comunicazioni formali di ineleggibilità del presidente a noi pervenute), sia in ragione di un ricorso alla magistratura depositato da una forza politica, afferente proprio il tema della ineleggibilità”.

 

Rigore

“Una semplice autosospensione di Signoroni, in attesa del pronunciamento del giudice o di un autorevole parere ministeriale circa la propria condizione, avrebbe rischiato di paralizzare la Provincia per mesi, con esiti incerti e con un carico di dubbi che avrebbe ulteriormente minato la autorevolezza e la credibilità di un Ente già messo a ferro e fuoco in questi anni da una legislazione confusa, contraddittoria e anche piuttosto pasticciata. La scelta del presidente di rimettere il mandato è dunque a mio avviso corretta, sul piano formale e anche su quello etico. Mettendo da parte una vittoria guadagnata sul campo in modo corretto e assolutamente netto, Mirko Signoroni prende atto della contestazione a lui mossa e sgombra il campo da ogni possibile equivoco od opacità. Giusto e sacrosanto. Vero che parliamo di un vizio formale, un'inezia per alcuni, e di una condizione di non eleggibilità rimossa non appena evidenziata, ma vero anche che proprio noi amministratori pubblici abbiamo il dovere di essere i primi a rispettare le regole, anche quando possono apparire eccessivamente rigide e capziose. Pensiamo alle tante gare di appalto che ci capita di fare nei nostri comuni. Talvolta i privati partecipanti si trovano esclusi dalle assegnazioni per mere irregolarità formali, basta un foglio in più o in meno nella busta sbagliata e non c'è appello. Bene, lo stesso rigore deve valere anche per noi, a maggior ragione per noi che siamo chiamati ad amministrare la cosa pubblica”.

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