“Valori, territorio, tradizione”. Maurizio Martina è arrivato attorno alle 20 ad Ombrianello. Alla Festa de l’Unità è di casa. La frequenta da anni. Classe ‘78, molti di quelli che ancora cucinano, servono ai tavoli o allestiscono gli stand, l’hanno visto crescere. Letteralmente. Come la sua barba, ora che è necessario incamerare tutta l’autorevolezza possibile. Per il segretario del Partito democratico il governo è imbottito di “slogan”. Al contrario, servono “soluzioni concrete e impegno”. Il 29 settembre a Roma cercherà di riempire le piazze per dare un segnale ai gialloverdi ma anche ai colleghi di partito: “Non è più il momento solo di dire ma di fare”. Cosa pensa della candidatura di Nicola Zingaretti? “Ogni candidatura è un contributo fondamentale”. Insomma. Il concetto base è questo: “Basta autoreferenzialità. Dobbiamo ascoltare le persone e farci carico dei loro bisogni. Non possiamo concedere ulteriore spazio a chi semina odio. Il nuovo Pd? Deve raccogliere tutte le energie e le sensibilità alternative alla deriva sovranista”.
“Alimentare altra rabbia e altro rancore”
Passeggia accompagnato da Matteo Piloni e Cinzia Fontana, da Omar Bragonzi ed Agostino Alloni. Il fronte cremasco è compatto. Ad un passo Luciano Pizzetti e Fabio Pizzul, Paola Bocci e Vittore Soldo. Si ferma, stringe molte mani, annuisce e sorride. Il corteo sfila tra molti curiosi e alcuni, pochi, indifferenti. Forse è la timidezza. Si siede ad un tavolo, ordina una pizza. Digos e agenti di scorta osservano discreti. Non viene disturbato da nessuno. Le scene hollywoodiane dell’anno prima, con Matteo Renzi, non sono che un lontano ricordo. Alle 21.30 abbondanti il corteo riprende la marcia. Incontra Franco Bordo e Marta Andreola: sorrisi, un paio di battute, altre strette di mano. Ora i fotografi lo marcano abbastanza stretto. La scorta e la Digos chiudono il cerchio. I giornalisti abbozzano qualche domanda: “Assistiamo ad un’involuzione del discorso pubblico. La destra investe sulla rabbia, il rancore, per alimentare altra rabbia e altro rancore”.
Scrosciano gli applausi
“Maurizio”, che qui conoscono tutti – o quasi - si ferma in un angolo. Passa in rassegna ogni porzione della grande aia dell’antica cascina. Lo spazio dei giovani quest’anno non c’è. Non arrivano profumi e sonorità alternative. Il continuo via vai di ragazzi e ragazze non è che un lontano ricordo. L’unica musica, al netto di chi ‘chiama’ con voce squillante i numeri delle pizze, è il valzerino della balera. I volteggi sono eleganti, i tacchetti all’insù ed i menti orgogliosi e gagliardi a sfidare il giudizio della platea. Scrosciano gli applausi. Martina ed il corteo attendono a lungo. Pazienti. Ricordano lo sketch di Guzzanti su Prodi. È l’emblema della tranquillità, della pacatezza. Il vicino di casa che molti vorrebbero. La gente s’interroga: “Ma come? Non parla?”. Si allargano le braccia e si allungano i musi: “boh”. Finiscono le danze, i foularini gialli lasciano aggraziati la scena.
La musica deve ricominciare
Al segretario viene affidato il microfono. Viene interrotto da un ‘fulmine’, una scarica nell’impianto. Prova a ricamarci una battuta. "Volete che canti? Le ho fatte tutte, ormai mi manca solo quello". No. Nessun canto. “Voce!” Grida qualcuno dalla platea. “Voce!”, deve ripetere lui, sotto il palco, prima che qualcuno alzi di un paio di tacche il canale del mixer. “Valori, impegno, tradizione”, attacca: “Grazie a chi organizza queste feste. Grazie a chi lavora nel territorio. Da qui vogliamo ripartire. Vogliamo togliere spazio a chi semina odio. Lega e Cinque Stelle stanno demolendo i sacrifici fatti dagli italiani. L’Italia sta diventando la frontiera più delicata del futuro europeo. Affronteremo un autunno rischioso dal punto di vista economico e sociale”. Dieci minuti. Forse meno. Non parla nessun altro: “Ora la musica deve ricominciare”. Con calma, senza fretta, si avvicina all’uscita. Due deliziose bambine saltellano con grande energia, divertendosi un mondo, sul divanetto rosso che avrebbe dovuto accogliere il dibattito. Avrebbe. Il segretario sfila accanto. La visita è finita. La serata è fresca. L'autunno dicono sarà molto caldo. Martina raggiunge una 500 rossa. Sulla portiera una scritta: “Enjoy”.