03-07-2014 ore 18:56 | Politica - Crema
di Angelo Tagliani

Caso Inzoli, "l'assordante silenzio per salvare il buon nome". Rifondazione contro "il paravento di riservatezza"

"Sicuramente questa notizia di abusi su minori da parte di Don Inzoli ha scosso la città anche se le prime reazioni ufficiali da parte delle locali autorità ecclesiastiche ci sono sembrate più attente a salvaguardare il diretto interessato e la diocesi cercando di  smorzare i toni e concentrandosi a ridurlo a un fatto personale, non dando il giusto peso ai danni arrecati ai minori sia diretti che indiretti, a causa anche del ruolo ricoperto che lo rendeva un punto di riferimento per i fedeli".

 

Il percorso di giustizia ordinaria

"Invece – sostiene la segreteria della Federazione Cremasca Partito della Rifondazione Comunista - benissimo hanno fatto Stefania Bonaldi e Franco Bordo a mettere in evidenza, l'una i danni arrecati ai minori anche per il ruolo ricoperto da Inzoli come fondatore della associazione “Fraternità” già entrata nell'occhio del ciclone per gli elevati costi collegati agli affidi e le comunità per minori, l'altro per aver giustamente richiesto anche un percorso per la giustizia ordinaria che verso simili individui molto potenti a volte sembra essere distratta".

 

La sentenza 2012

"Sembra comunque strano che dopo una sentenza della Congregazione per la dottrina della fede del 2012 che sospendeva Inzoli dallo stato clericale e dopo che lui si era dichiarato contrario a fare ricorso, invece successivamente fece ricorso e con l'odierna sentenza viene nuovamente reinvestito del ruolo clericale sebbene con forti limitazioni, una sentenza quindi ridimensionata non ostante la gravità delle accuse oggi evidenti e chiare, collegandoci a questi fatti speriamo che la Chiesa rifletta sulla possibilità di rendere libera la decisione dei preti di vivere o meno il celibato".

 

Il silenzio

"Quello che è stato molto evidente a tutti in città – prosegue il documento di Rifondazione - è che in questi anni poco si sapeva di Inzoli, dove fosse? Cosa facesse? Dopo la sentenza della  Congregazione per la dottrina della fede del 2012 che lo sospendeva dallo stato clericale ancora non si sapeva quale capo di imputazione lo riguardasse, oggi è chiaro ma viene reinvestito del ruolo clericale. Sembra che il brutto vizio di voler tenere simili vicende il più possibili nascoste per il buon nome delle istituzioni religiose e di tutto quello che rappresentano, sia ancora presente, inoltre pare evidente come spesso personalità che oltre ai ruoli religiosi riescono a mettere in campo anche attività affini all'economia e la politica, riescono ad avere un ulteriore paravento di riservatezza che sembra ora essere spazzato via dal precipitare degli eventi".

 

La difesa del buon nome

"Verso simili fatti, senza farne un fatto di semplice attacco personale, penso debba emergere l'interesse primario di tutela dei minori, di ricerca di legalità, di nettezza e coraggio nelle decisioni e nelle sentenze,  in modo da rendere evidente la primaria tutela dei minori. Invece di concentrarsi sul travaglio di Inzoli e sul suo percorso di recupero dovremmo riflettere sul percorso di recupero di quei minori, sul loro travaglio, sul loro diritto a esigere delle scuse da parte di autorità e istituzioni che per difendere il loro buon nome hanno in questi anni tenuto molte cose nascoste per eccesso di discrezione e poca precauzione verso rischi invece presenti. Un giusto appunto per chi rischia di aver perso una serena infanzia e come spesso avviene in questi casi non può rendere evidente per ovvi motivi la propria denuncia e rabbia".

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