03-06-2022 ore 20:50 | Politica - Cremasco
di Claudia Cerioli

Consorzio.it, Lupo Stanghellini e Bettinelli contrari all'accordo: 'no ai matrimoni forzati’

Dopo la riunione di Consorzio.it i sindaci Giuseppe Lupo Stanghellini (Monte Cremasco), Davide Bettinelli (Chieve) e Luca Guerini (Ripalta Guerina) esprimono con una lettera il proprio pensiero. “Dopo aver evidenziato errori di calcolo degli interessi richiesti dai recedenti (errori nell’ordine di centinaia di migliaia di euro) e altri rilievi sulla vicenda (tra cui l’opportunità di provvedere per tempo e come da consuetudine al saldo animo repetendi di quanto disposto dal lodo arbitrale, onde evitare gli effetti della mora), abbiamo confermato la nostra convinzione che la vicenda dei recedenti era ed è una ‘battaglia’ che merita di essere combattuta, in quanto i principi e le ragioni (ci riferiamo soprattutto alla volontà di perpetuare e salvaguardare l’idea dei soci fondatori e di difendere le tante professionalità all’interno della società), che avevano indotto i soci a non cedere alle avverse richieste, non meritano un accordo che ha tutto tranne che la natura e la sostanza di un’equa intesa “transattiva”.

 

‘Nessuna merce di scambio’

“Non abbiamo ritenuto che possano essere considerati merce di scambio gli eventuali interessi medio tempore maturati, essendo contestata, e dunque sub iudice, la stessa attualità ed esigibilità del credito vantato da controparte: dunque una base di partenza a nostro giudizio doveva e deve essere il solo credito ex adverso richiesto, dal cui ammontare doveva e deve poi partire la trattativa. Certo è che una corresponsione completa del credito vantato dai recedenti con riconoscimento pure degli interessi legali maturati e un rientro dei medesimi in società (con tutti i benefici che ne conseguirebbero per loro) con il solo esborso di una somma pari 8 per cento di quanto loro liquidato per noi costituiscono una proposta inaccettabile sotto ogni profilo: sia sostanziale che morale. A questo punto perché resistere per poi cedere anche “Nizza e Savoia”?

 

‘Non abbiamo voluto accodarci’

“Neppure l’avanzata giustificazione di immolare sull’altare dell’unità del territorio le valide ragioni dei soci secondo noi può e deve giustificare la prospettata soluzione; anche qui i motivi sono evidenti: “matrimoni” forzati e forzosi non fanno altro che creare malumori che ben presto emergeranno; sebbene per natura non siamo avversi alla “riappacificazione”, al tempo stesso non possiamo sostenere “riconciliazioni” a tutti i costi; in sede di riunione informativa è emerso che vi sono diversi comuni fuori provincia, taluni anche di consistente dimensione, che sono interessati ad entrare a far parte di CIT, così da “deprovincializzare” la società. Ebbene in una tale ottica è di tutta evidenza che il contenzioso in esame, se non perde rilevanza quanto meno fortemente si depotenzia, così da sempre meno giustificare l’iniquo accordo che ci è stato sottoposto. Del resto, in una realtà che ormai si prospetta come sovraprovinciale, il venir meno di otto soci della medesima zona non reca un vulnus tale da dover far adottare una discutibile soluzione, quale quella proposta da controparte, e tantomeno da intaccare la solidissima leadership cremasca. Insomma non abbiamo potuto, dovuto e voluto accodarci  alla maggioranza dei colleghi, sui quali dunque cade e cadrà l’intero peso di questa vicenda".

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