03-06-2019 ore 12:18 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Bilancio partecipato a Crema? ‘No, è solo per élite. È imperfetto e deresponsabilizzante'

Bilancio partecipato a Crema? Assolutamente no. “Non smentisco quella che era l’idea di allora. Dopo che c’ho provato, dico che personalmente non mi appassiona e non lo ritengo uno strumento di vera democrazia”. Così il sindaco Stefania Bonaldi durante il dibattito in consiglio comunale promosso da Manuel Draghetti del M5s. La sua mozione dedicata alla realizzazione di Un bilancio partecipato per Crema ha ottenuto un solo voto favorevole (il suo), 13 contrari e cinque astenuti: (Simone Beretta, Laura Zanibelli, Agazzi Antonio di Forza Italia, Agazzi Andrea e Tiziano Filipponi della Lega). Il bilancio partecipato, ha aggiunto il sindaco, è “un modo assolutamente imperfetto e assolutamente deresponsabilizzante” per i consiglieri comunali, “chiamati dai cittadini a dibattere” e rappresentare “le istanze dei cittadini, non per demandare ad altri anche le scelte più piccole”. Da non confondere, ha concluso con la promozione di “tutte quelle iniziative che possono favorire l’ascolto, la consultazione e il confronto”.

 

L’élite dall’elevata scolarizzazione

Perché per dirla con Marcello Bassi, della lista civica di maggioranza Crema bene comune “è poco democratico, si rivolge prettamente ad un’élite, gente che ha capacità tecnologiche e un’elevata scolarizzazione”. Veniamo ad un’altra lista civica, Cittadini in comune. Interviene Francesco Lopopolo: “Qualsiasi principio anche il più alto deve tenere conto della realtà e della possibilità poi di poterlo attuare. Bene il principio ma difficile attuarlo. La partecipazione può essere sicuramente migliorata in questa amministrazione, ma attualmente secondo me va già bene con tutti gli strumenti elencati dai colleghi Consiglieri. Pertanto annuncio il voto contrario alla mozione e chiaramente favorevole alla continuazione della partecipazione”.

 

Il bollettino dell’Anci

Spiegando di aver “approcciato il tema con grande umiltà perché assolutamente non ero a conoscenza di questa possibilità”, il capogruppo della Lega, Andrea Agazzi, ha citato il bollettino informativo dell’Anci e apprezzato il fatto che nel Comune di Pioltello, “amministrato dal centrosinistra, in 5.449 cittadini votano il bilancio partecipativo. Si sono destinati con questo bilancio partecipativo 300.000 euro a disposizione di tre aree: scuola, ambiente e mobilità, cultura, welfare e sport”. Insomma, ci saranno anche le criticità ma restano i “dubbi che si riesca ad arrivare a un risultato soddisfacente”. Ecco motivata l’astensione.

 

La riga e la buchetta”

Anche secondo un altro partito di minoranza come Forza Italia, “non ci sono le condizioni per farlo”. Domanda Simone Beretta: “Che cosa mette a disposizione? 100.000 euro, per andare in 10 quartieri a dire che ne hanno 15.000 a disposizione? E con quali strumenti? Per decidere che cosa?”. Stando al consigliere comunale e provinciale Beretta “la sensibilità del cittadino di oggi non è quella che io ho vissuto trent’anni fa quando l’interesse generale era prioritario all’interesse particolare. Oggi l’interesse del cittadino è di guardare fuori dalla propria porta se la riga è tirata bene, se c’è la buchetta o se c’è qualcos’altro, perché davvero c’è uno scadimento anche della sensibilità civica”.

 

I programmi e la politica

Passiamo all’intervento di Laura Zanibelli, Forza Italia. Durante il primo mandato del sindaco Bonaldi la mozione per l’istituzione del bilancio partecipato “era stata già votata”; erano state prodotte “una serie di elaborazioni”, si era arrivati “a certe definizioni del regolamento” senza giungere però a quello definitivo. Inserito nel programma elettorale del primo mandato, come ribadito a più riprese durante la seduta, il sindaco ha avuto modo di cambiare idea, sperimentando in questi anni la complessità delle decisioni. Replicando a Draghetti, il capogruppo del Pd Jacopo Bassi ha spiegato che “è molto rischioso ridurre la politica a dei programmi, che sono quasi una lista della spesa di cose da fare, da spuntare. La politica è qualcosa di più complesso”. Si possono “approvare degli indirizzi” e poi “verificare che magari non ci sono le possibilità che si speravano”.

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