02-01-2019 ore 20:50 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Case popolari, fondi e normativa inadeguata: ‘a Crema quasi 400 famiglie in lista d’attesa’

Tra le priorità politiche ed esistenziali, la casa è da sempre ai primissimi posti, forse seconda unicamente alla salute. Il 2019 si apre a Crema con un dato inconfutabile: il numero degli alloggi è insufficiente. Come spiega il delegato comunale alle case popolari, Emanuele Coti Zelati, “sono circa 400 le famiglie in lista d’attesa”. Problema comune a livello territoriale: “le amministrazioni non hanno le risorse per costruire centinaia di alloggi. La legge regionale che permetterebbe di “mettere in campo” anche alloggi privati. E oggi, solo a Crema, sono migliaia gli appartamenti vuoti”.

 

Normativa datata

Tra i vari problemi da affrontare spicca una normativa datata, “vecchia di decenni; se era soddisfacente all’epoca, è assolutamente inadeguata alle esigenze sociali ed abitative odierne”. Conscia di ciò, nel 2016 la Regione ha varato la Legge 16: “anche se ancora inapplicabile, avrebbe dovuto riorganizzare tutto il sistema di gestione dell’edilizia residenziale pubblica. Ha molte potenzialità: l’ipotesi di vedere la “casa popolare” come un servizio e non come un diritto acquisito definitivamente. Ovvero: ho il diritto di stare in un alloggio Erp finché non posso permettermi un affitto a prezzi di mercato: ci sono molti appartamenti, anche quadrilocali che, 20 o 30 anni fa vennero assegnati a famiglie con due o tre figli; oggi i figli sono ormai adulti, hanno superato le difficoltà economiche dell’epoca e in quell’appartamento eccessivamente grande vive un solo genitore, mentre potrebbe essere utilizzato da “nuove” famiglie con bambini piccoli”.


Convenzione o gestione diretta

“La legge 16 prevede la creazione di un elenco di operatori per la mediazione abitativa (anche se a Crema da qualche anno è già in atto un proficuo esperimento piuttosto in anticipo sulla normativa) e la creazione di un elenco di operatori per la gestione: oggi le opzioni, peraltro virtuali, sono due: o la gestione tramite Aler (sia dei 536 appartamenti di proprietà Aler che dei 366 di proprietà del Comune) regolata da una convenzione oppure la gestione in house (che è quanto ha fatto il Comune di Cremona e, più recentemente, il Comune di Milano): per ragioni organizzative e legate alla risorse umane quest’ultima opzione è ahimé impraticabile”.

 

Competizioni ed esigenze specifiche

Creando un elenco di operatori ai quali affidare i servizi “si incentiva la competizione, permettendo ai comuni di poter valutare le varie prestazioni e quindi scegliere l’opzione migliore”, sperimentando “gestori alternativi ad Aler”. Tra le opportunità offerte dalla Legge 16 anche la “gestione sovracomunale/distrettuale di tutti gli alloggi attraverso una piattaforma online” e “la possibilità per i potenziali inquilini di candidarsi non per un generico posto ma per una specifica abitazione”. In questo senso “si potrebbero riservare percentuali di immobili a casi specifici: ad esempio al 20% a chi è in povertà assoluta o per genitori con figli. Ad oggi la “graduatoria delle case popolari” viene composta dai Comuni seguendo inderogabilmente la vecchia normativa (ancora vigente) prevista da Regione Lombardia e non si riesce a rispondere ad esigenze specifiche di cui talvolta si è letto anche sulla stampa locale. Peccato che ad oggi Regione Lombardia non sia ancora arrivata ad emanare tutti i regolamenti per renderla utilizzabile: speriamo che ciò avvenga nel primo semestre del 2019, diversamente il Comune ha le mani piuttosto legate”.

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