Crema. Intervista a Matteo Piloni: la segreteria provinciale, le Partecipate, gli assessori cremaschi, il centrodestra: "per la città è stata una vera e propria rovina"
In poco più di un anno è passato dall'opposizione a Bruno Bruttomesso alla segreteria provinciale del PD. Alle comunali cremasche ha incassato il maggior numero di preferenze - oltre trecento - e invece di entrare in Giunta come assessore - o addirittura vicesindaco - è divenuto presidente del consiglio comunale, seppur con qualche brivido dovuto ai forti mal di pancia di almeno uno degli alleati. In seno alla coalizione qualcuno gliel'ha giurata e quindi qualche mese dopo ha dovuto fronteggiare la grana mediatica dei rimborsi pagati dal Comune al partito, risolta con la rinuncia "a quanto regolarmente dovuto".
Rinnovamento
Tra una cerimonia ufficiale e l'altra, tra l'avvicendamento dei vertici della polizia locale e soprattutto della segreteria generale del Comune, mentre il sindaco metteva mano alla "macchina comunale" e gli assessori più giovani testavano il dolce ma per loro soprattutto amaro abbraccio della stampa, Matteo Piloni s'è sposato, è stato in viaggio di nozze il più lontano possibile dalle rive del Serio, consapevole che al ritorno avrebbe dovuto affrontare il lungo addio alla segreteria cremasca, lasciata per per quella provinciale del Pd.
Non c'è che dire, due anni piuttosto intensi. Come li ha vissuti, cantando 'A Hard Day's Night'?
"Li ho vissuti bene. Vincere Crema è stata una bella soddisfazione, e il risultato personale ottenuto, con 305 preferenze, è stato davvero gratificante. Inoltre ho lavorato per continuare il buon lavoro fatto nel PD cremasco che, oggi, è stato preso in mano da una persona davvero in gamba, che è Omar Bragonzi, che in poco tempo è già riuscito a coinvolgere altre figure. E questo è sempre un bene. Nel frattempo abbiamo riconfermato un parlamentare e un consigliere regionale. Sul piano amministrativo c'è stata fin da subito la consapevolezza che il lavoro non sarebbe stato semplice e mi sono messo a disposizione di tutti per cercare di partire al meglio. In quest'ottica la scelta comunicate due giorni la vittoria di non entrare in giunta e lasciare libera Stefania da condizionamenti. Certo, mi sarebbe piaciuto fare l'assessore e l'avrei fatto con impegno e passione e soprattutto con grinta. Ma lo stesso impegno l'ho fatto come presidente del consiglio comunale, ruolo che ho interpretato a mio modo. E questo mi ha esposto a critiche, ma che mi hanno solo rafforzato. Dato che la politica è passione e oggi siamo in piena stagione congressuale, gli impegni sono diventati più grandi e ho deciso di intraprendere questa nuova avventura".
Parliamo della politica della Giunta Bonaldi, almeno sin qui. Un aspetto significativo ed uno al momento inespresso?
"L'aspetto più significativo è la sua genesi. Intorno a Stefania abbiamo giocato la scommessa di rilanciare un progetto amministrativo per la città che guardasse al futuro, coinvolgendo figure nuove che non si erano mai prestate alla politica. E questo è sempre un rischio, ma è necessario per dare alla città respiro e prospettiva. Proprio perchè questo comporta dei rischi, il risultato è ancora inespresso. Ma parliamoci chiaro. Io ho iniziato a fare politica attiva con il PD nel 2007. Con la nascita del PD ho fin da subito coinvolto Stefania Bonaldi, tant'è che avevamo costituito il gruppo del PD e lei ne è diventata subito capogruppo. Insieme abbiamo fatto opposizione. Oggi lei fa il sindaco e io il segretario provinciale del PD. Il rinnovamento lo si costruisce giorno dopo giorno. E noi lo stiamo ancora facendo, anche grazie a persone, d'esperienza, che vivono la politica come servizio e che si sono messe subito a disposizione per costruire queste condizioni".
Per cosa verrà ricordata questa amministrazione, che aiuterà dai banchi della maggioranza?
"Questa amministrazione governa in un momento terribile. Forse sarà ricordata più per il fatto che c'è stato il primo sindaco donna che per fatti concreti. Ma non per colpa dell'amministrazione, ma perchè il momento è davvero e seriamente difficile. Questa è un'amministrazione che è nata in un momento di crisi e che affronta l'uscita della crisi. Una crisi che ha cambiato e ci ha cambiato, tutti! Detto questo, la serietà con la quale si stanno affrontando tutti i temi ha restituito alla città la figura di un sindaco e di una maggioranza, serie e responsabili. Sulle società partecipate si è deciso di fare un'operazione che non ha eguali. Razionalizzazione ed efficienza sono gli obiettivi. E i risultati si vedranno nel tempo. E' un amministrazione che sta sistemando molte cose, per non lasciarle come le ha trovate. Questo fanno le persone serie!"
E' necessario un rimpasto di Giunta?
"Sulla giunta... ci sono pregi e difetti. Senza entrare nel merito, dopo un anno e mezzo, vorrei che gli assessori uscissero dalla timidezza che li contraddistingue. Il sindaco è una figura centrale ed ogni assessore dovrebbe dimostrare maggior autonomia e intraprendenza. Ma soprattutto maggior velocità nel fare le cose. Proprio perchè le risorse sono poche bisogna sforzarsi di più, essere più attivi. So che è difficile, ma è necessario. Sono aspetti che, per alcuni, ancora mancano".
Allarghiamo il campo: come cambierà la segreteria provinciale?
"Oggi c'è più che mai bisogno di tenere tutti insieme. E la partita si gioca su questo punto. Quindi la segreteria che sceglierò si costruirà su queste basi. Chiedere a tutti impegno e corresponsabilità e condivisione nelle scelte".
Qual è lo stato di salute del Partito Democratico? Quali sono le priorità?
"Il PD è l'unico progetto politico serio nel nostro Paese. Detto questo, non è esente da critiche e difficoltà. Se questo progetto vuole avere prospettiva e può averne, deve tornare all'origine e cioè scommettere con forza sull'apertura, il coinvolgimento, la mescolanza. E deve soprattutto costruire intorno a sè l'idea di un partito che sa guardare avanti e portare l'Italia fuori da questa crisi".
Qual è la sua posizione sulle Aziende Partecipate? Ha ragione Bettenzoli a chiedere di uscire da Lgh bocciando la fusione con Cogeme?
"Sulle partecipate nel cremasco si è cominciato un lavoro importante e difficile. Ora i sindaci, grazie alla volontà di una certa politica, contano davvero. Io credo che Lgh non abbia più quel futuro che tutti immaginavano e partendo da questo, prima di ragionare di uscire, bisognerebbe discutere di come uscire, perchè questa scelta non è senza ricadute e che reali condizioni esistono. Se ne parla troppo poco e male".
Crema ed il Cremasco vivono un periodo di decadenza, pensa stia crescendo il degrado? Quali sono le ragioni?
"La crisi rende tutto più difficile, ma rispetto ad altri territori Crema e il cremasco tengono. Perchè qui c'è più vivacità e freschezza. Ma non bisogna dormire sugli allori, che non ci sono. Bisogna rilanciare un progetto che immagini il cremasco tra vent'anni. Occasioni ci sono. L'Expo è una di queste. Bisogna fare squadra, coinvolgendo più attori, su alcune direttrici chiare e precise, per caratterizzare questo territorio. Se non lo facciamo vivremo alla giornata e perderemo molto di più di quanto abbiamo perso fino ad oggi".
Cosa pensa un amministratore dell'aumento esponenziale dei suicidi e delle patologie legate alla sofferenza psichica nel nostro territorio?
"Che è un dramma e che gli enti locali sono i primi a vivere questa situazione anche perchè spesso non hanno gli strumenti per intervenire. Il Comune, come si sta cercando di fare, spesso si trova da solo e a mettere delle "pezze" ecpnomiche e non solo, ma non riesce a risolvere il problema. E questo è davvero drammatico. Forse è questa oggi la vera priorità. Essere da cuscino in questa crisi. Fare il possibile per farla sentire meno pesante. Ma serve un intervento più alto".
Quali i punti di forza di Crema e del Cremasco per tentare un rilancio?
"Il cremasco ha delle qualità e delle caratteristiche. Il fatto di stare tra Milano e Cremona è un punto di forza. L'Expo è un'opportunità. Ragionare sulla tradizione agro-alimentare, con la filiera casearia e del latte, puntare sulla tradizione organzaria e approfittare di questa vicinanza può essere occasione di rilancio".
Ultima domanda. Polo scolastico di viale Europa, pallavolo cremasca e Finalpia: quale la soluzione al rebus? Ha ragione De Andrè: dai diamanti non nasce niente?
"Per carattere penso che sulle macerie si possa ricostruire e ripartire. De Andrè ha sempre ragione in quest'ottica. I 3 temi sono diversi tra loro anche se hanno un'unica matrice. Sul Polo di viale Europa bisogna fare di tutto per evitare che l'ecomostro rimanga in piedi così. E tutti devono partecipare a questo sforzo, perchè altrimenti sarà una ferita nella città. Su Finalpia bisogna vigilare continuamente ma gli errori sono tutti all'origine e questi sono imputabili, tutti, ad un centrodestra che per la città è stata una vera e propria rovina. Queste sono loro eredità e noi dobbiamo gestirle. Al meglio, senza caccia alla streghe inutili, ma con saggezza e prudenza. Non sarà per nulla facile".