01-04-2019 ore 21:05 | Politica - Crema
di Andrea Galvani

Ex Tribunale, "passi in avanti" per il riutilizzo sanitario. Aggiornato il piano dei servizi

In consiglio comunale è stato compiuto un passo in avanti verso il riutilizzo in ambito sanitario dell’immobile dell’ex tribunale di Crema. Frizzante il dibattito in aula, durante il quale la minoranza ha lamentato scarsa trasparenza e chiesto di bloccare l’iter. L’annosa questione è stata ripercorsa nel dettaglio dall’assessore Cinzia Fontana: “risale al 13 settembre 2013 la soppressione del Tribunale di Crema”, al “2015 la valutazione di stima dell’ex palazzo di giustizia per procedere all’alienazione o alla valorizzazione dell’immobile”. Il 7 gennaio del 2016 con delibera di giunta inizia la raccolta di manifestazioni d’interesse “finalizzate alla valorizzazione dell’ex tribunale, a seguito della quale si riscontra l’interesse da parte dell’Asst ad inserirvi servizi socio-sanitari”. Il 22 ottobre 2018 “la Giunta approva l’avvio di una nuova procedura per la valorizzazione dell’immobile”; nel bando pubblico si prevede “la concessione in diritto di superficie per un massimo di 40 anni (+ 5)” con l’obiettivo di “recuperare l’immobile e valorizzarlo sia dal punto di vista economico che strutturale senza alcun esborso da parte del Comune”.

 

L’offerta e la proposta progettuale

Il 9 novembre 2018 si apre l’asta, il 30 novembre arriva l’offerta della Fm immobiliare di Castiglione delle Stiviere: “concessione in diritto di superficie per 42 anni al costo di 70.000 euro l’anno”. Nella proposta progettuale è inserita “la suddivisione del fabbricato in due macro attività: la prima attività sanitaria e uffici al servizio del cittadino (di carattere pubblico)”, la seconda “attività sanitaria costituita da poli ambulatori medici (privato accreditato)”.

 

Le tesi della minoranza

L’aggiornamento del piano dei servizi è stato approvato con 12 voti a favore, 6 contrari (Forza Italia, M5s e Patto civico) e due astenuti Emanuele Coti Zelati e Gianantonio Rossi. La minoranza ha chiesto più volte di sospendere l’approvazione e tentare ogni strada possibile per la riapertura del tribunale. Enrico Zucchi ha chiesto “sommessamente di valutare l’ipotesi di poter riaprire il tribunale, anche in una location diversa”, mentre Andrea Agazzi (Lega) ha accusato la maggioranza di aver compiuto “un delitto perfetto”, ovvero, riprendendo la tesi di Antonio Agazzi (Forza Italia), “aver posto una pietra tombale sulla possibilità di riaprire il tribunale a Crema”. Manuel Draghetti ha invece lamentato scarsa trasparenza nelle procedure (in allegato l’intervento integrale) riguardanti il bando e l’aggiudicazione, assicurando che il M5s non abbia mai promesso la riapertura del tribunale a Crema. Altrettanto deciso, sempre per Forza Italia, Simone Beretta: “vi chiedo di fermarvi. Non vorrei che questo bando finisse nello stesso modo di quelli per la piscina, i parcheggi e Crema 2020”. Da segnalare l’astensione di Emanuele Coti Zelati: "il problema del futuro servizio, misto pubblico e privato, potrebbe creare difficoltà all'utente medio". La struttura "comunque va preservata", ha aggiunto in disaccordo con Eugenio Vailati, secondo il quale è opportuno procedere con l'affidamento per non vedere depauperato un patrimonio pubblico, che al contrario andrebbe preservato adeguatamente. Il fatto che ci siano rapporti difficili da districare tra pubblico e privato mi agita un po'. La questione è complessa, sarebbe bello avere un impegno preciso ad avere un interessamento ufficiale del governo nella direzione del recupero del tribunale". Astensione anche per Gianantonio Rossi, critico con la Giunta per aver inserito l’ex tribunale nel piano delle alienazioni, "ritenendolo di nessun interesse. Io penso che l'immobile dell'ex tribunale potrebbe essere dato alla Regione in cambio degli Stalloni”.

 

La giustizia di prossimità

Di contro l’assessore Fontana ha chiesto “serietà e rispetto”, rispedito al mittente “le accuse di scarsa trasparenza” e tenuto una micro lezione di diritto costituzionale conclusa con queste parole: “in tutta franchezza non credo che in 15 giorni i referenti locali dei partiti al governo possano ottenere quanto non sono riusciti ad ottenere negli ultimi 5 anni: l’unico modo per poter riaprire le sedi soppresse nel 2013 è una nuova legge. La soppressione delle sedi minori è stata sancita dal governo Berlusconi. A Crema il sindaco era Bruno Bruttomesso, ricordo un incontro con lui, il vice presidente della regione Gianni Rossoni e il consigliere Agostino Alloni subito dopo il decreto del ministro Nitto Palma: spiegammo quali difficoltà avremmo dovuto affrontare territorialmente”. Il resto è storia. Giunti ad oggi, ha concluso, “l’atto di coraggio e di responsabilità chiesto da Zucchi è proprio quello di procedere ad un riutilizzo”. Il Cremasco, è la sintesi, deve augurarsi che il Governo si spicci ad affrontare il tema della giustizia di prossimità, unica possibilità per vedere incrementata la presenza della magistratura nel territorio.

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