I risultati dell’indagine del secondo trimestre 2020, che provengono dalla consueta indagine congiunturale condotta trimestralmente da Unioncamere Lombardia in collaborazione con l’Associazione Industriali, Confartigianato e CNA, e che coinvolge ogni trimestre due campioni distinti di aziende manifatturiere, industriali e artigiane (complessivamente 131 realtà produttive), consentono di offrire un quadro degli effetti dell’epidemia di Covid19 sul tessuto manifatturiero della provincia di Cremona più completo rispetto a quello emerso nella rilevazione dei primi tre mesi dell’anno che non poteva ancora far emergere compiutamente le conseguenze economiche del lockdown, allora solo agli inizi.
Annullata la crescita degli ultimi sette anni
“La particolare struttura produttiva della nostra provincia – spiega il presidente Gian Domenico Auricchio - caratterizzata da una forte settore agro alimentare e da una spiccata diversificazione produttiva, con molte imprese che producono beni considerati essenziali o strategici e che quindi hanno potuto continuare la produzione anche durante il lockdown, ha fatto sì che il calo della produzione, pur assolutamente consistente e preoccupante, sia stato minore di quello che si è verificato in Regione e in ambito nazionale. Non va però dimenticato che anche nella nostra provincia si è annullata la lenta risalita della produzione manifatturiera degli ultimi sette anni. È quindi vitale attuare interventi a favore delle imprese, per sostenerne la competitività. È parimenti essenziale attuare investimenti pubblici che migliorino le infrastrutture del nostro territorio, per evitare che alle difficoltà di questo periodo continuino a sommarsi i costi indiretti dovuti a collegamenti inefficienti e del tutto inadeguati per un territorio a forte vocazione manifatturiera come il nostro”.
Produzione in forte calo
I dati dell’industria, ancora condizionati in misura considerevole dagli effetti dell’emergenza sanitaria, indicano una produzione in consistente calo: del 3,9% sul trimestre e quasi del 13% sull’anno. Per l’artigianato, le stesse variazioni sono ancora più pesanti: -7,6% quella congiunturale e quasi il -18% quella tendenziale. Gli indici destagionalizzati della produzione in base 2015 scendono al 94 per l’industria ed al 90 per l’artigianato. Le imprese industriali che presentano un livello di produzione superiore a quello di dodici mesi prima sono meno di una su quattro, mentre quelle che presentano variazioni negative costituiscono il 69% del totale. Nell’artigianato, le corrispondenti quote sono rispettivamente del 19 e del 72%.
Doppia cifra negativa per il fatturato
Il fatturato industriale segna un -3,6% rispetto al trimestre scorso, ma un -12% sul 2019, in massima parte a causa del mercato interno. L’arretramento del fatturato è ancora più evidente per l’artigianato ed arriva al -13% sul trimestre e ad oltre il -22% sull’anno. Sugli ordinativi acquisiti nel trimestre dall’industria pesa soprattutto la frenata del mercato nazionale che ridimensiona la domanda interna del 12% rispetto allo stesso trimestre 2019, mentre quella estera limita la perdita al -1,6%. Per l’artigianato, negli ordini totali si rileva un arretramento del 4% sul trimestre ed uno del 16% sull’anno.
La situazione dell'occupazione
L’occupazione nell’industria, sostenuta dai provvedimenti governativi ad hoc, per il momento sembra risentire meno degli effetti della crisi produttiva e segna un -0,6% rispetto al trimestre scorso, rimanendo invariata nei confronti del 2019. Nell’artigianato, la perdita di addetti è invece più consistente: -0,9% congiunturale e -2,5% rispetto allo stesso periodo del 2019. Riguardo alla Cassa integrazione guadagni ordinaria, nel presente trimestre si assiste ad una crescita esponenziale: nel trimestre in esame quasi il 70% delle imprese industriali vi ha fatto ricorso e le ore utilizzate sono salite ad oltre il 5% del monte ore complessivo. Le aspettative degli imprenditori sia industriali che artigiani, per il prossimo trimestre, tengono conto dell’allentamento pressoché totale del lockdown e sono ovviamente in miglioramento, anche se solo per la produzione tornano a prevalere gli ottimisti.