26-08-2021 ore 18:22 | Economia - Sindacati
di Denise Nosotti

Green pass in azienda: la posizione della Cgil. ‘tamponi a carico dei datori di lavoro’

La ripresa delle attività lavorative, dopo la pausa estiva, fa emergere alcuni argomenti non più rimandabili: l’obbligatorietà del green pass per i lavoratori e i tamponi a carico delle imprese. La questione viene affrontata sia a livello sindacale che politico. Rita Brambini Filctem Cgil dichiara: “da inizio pandemia, ci siamo sempre assicurati che venissero messi in pratica e rispettati i protocolli di sicurezza. Per questo ci siamo sempre battuti per l’adesione alla campagna vaccinale. Tuttavia, non tocca a noi sindacati evidenziarne l’obbligatorietà, bensì è compito del legislatore. Non si tratta di un accordo sindacale perché è materia di legge sulla salute pubblica”. Sui tampone, Brambini è chiara: “la spesa non deve essere accollata al lavoratore, perché si tratta di un dispositivo di protezione individuale, come può essere la santificazione degli ambienti o altro. Si tratta di garantire sicurezza e prevenzione sul luogo di lavoro”.

 

Vaccini in azienda mai partiti

Quella di Rita Brambini, in sostanza, rispecchia il documento pubblicato da Cgil Lombardia a cui si associa anche Massimiliano Bosio della segreteria di Cremona. “Avevamo concordato con aziende, governo e autorità sanitaria,  un protocollo per la vaccinazione in azienda. Azione che non è mai stata avviata per la carenza strutturale nell’approvvigionamento dei vaccini. Per fare in modo che aumenti il numero dei vaccinati nelle aziende e dunque la prevenzione, i sindacati possono solo evidenziare come il contagio sia un rischio specifico legato all'organizzazione e allo svolgimento dell'attività lavorativa. Il resto è in mano al legislatore”.

 

Tamponi a carico dell’azienda

“Il green pass si può ottenere anche tramite l'esito negativo di un tampone effettuato da soggetti autorizzati - evidenzia Bosio - adeguando il protocollo nazionale Covid  vigente con l'introduzione di un tampone periodico, il cui esito negativo garantirebbe lo stato di salute si potrebbe superare la questione dell'obbligo vaccinale. In questo caso, come per i dispositivi di protezione, la sanificazione periodica dei locali, i distributori di gel per le mani, anche il tampone dovrà essere a carico delle aziende come già per tutti i provvedimenti atti alla salute e sicurezza sul lavoro”.

 

Posizioni politiche

La questione è anche politica. C’è chi appoggia la posizione della Cgil e chi no. Jacopo Bassi consigliere comunale cittadino,  per esempio,  dalla sua pagina social, si dichiara favorevole all’introduzione del green pass sui luoghi di lavoro. “Sulla salute dei lavoratori, sulle loro vite e sulla ripresa delle attività produttive non si può transigere”. Non trova, inoltre, una soluzione ottimale quella di investire risorse aziendali per i tamponi. “Quelle devono essere usate in ben altro modo che per venire incontro a persone che, abbracciando posizioni antiscientifiche, mettono a repentaglio la salute e il lavoro di tutti.

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