26-07-2015 ore 18:59 | Economia - Aziende
di Gianni Carrolli

Koch Heat Transfer. I parlamentari cremaschi interrogano il Ministro Guidi. Pd, SeL e 5 Stelle in campo contro la chiusura

La decisione della Koch di aprire la procedura di mobilità per 113 lavoratori dello stabilimento di Bagnolo Cremasco ha destato molta apprensione anche tra deputati e senatori del territorio. All’interrogazione parlamentare iscritta dall’onorevole Cinzia Fontana (Pd) si aggiunge la lettera del deputato Franco Bordo (SeL) e l’interrogazione dell’omologo Danilo Toninelli (M5S), che chiedono al Ministero dello sviluppo economico – Federica Guidi – rispettivamente di aprire un tavolo di lavoro con la Koch e quali azioni il ministro intenda mettere in campo.

 

Individuazione dell’acquirente

“Le organizzazioni sindacali – scrive Bordo nel testo dell’interrogazione (intergale in allegato) – hanno chiesto all'Amministratore delegato di non procedere con la messa in mobilità dei dipendenti e di dare il tempo necessario alla ricerca di un soggetto interessato a subentrare nell’attività, al fine di non procedere con la chiusura dello stabilimento e la conseguente soppressione di 117 posti di lavoro, senza considerare l’indotto che una azienda di questo tipo ha sul territorio e sulla sua economia. Tale richiesta, di fatto, è stata rigettata”. Obiettivo del tavolo di lavoro sarà “l’individuazione di un acquirente dello stabilimento che subentri nel sito produttivo”.

 

Politica industriale disastrosa

Nella sua interrogazione, Toninelli chiede al ministro “quali iniziative abbia ha adottato e intenda intraprendere al fine di scongiurare l'annunciata chiusura”. Secondo il 5 Stelle, il caso Koch “è il risultato di una politica industriale disastrosa che ha portato i Governi che si sono alternati in questi vent'anni a scaricare unicamente sui lavoratori il peso insostenibile della competitività globale. Multinazionali straniere che hanno fatto dell'Italia terra di conquista, imponendo le proprie regole e non avendone alcuna stringente da rispettare. Capitali fruttiferi mantenuti bellamente all'estero e solo manodopera in Italia. Il tutto condito dalla possibilità di chiudere i battenti da un giorno all'altro”.