26-06-2019 ore 20:48 | Economia - Mercati
di Lidia Gallanti

Dal Design ai patrimoni sommersi, Cabini: "Cremasco, la nostra unicità è un valore"

“La nostra unicità è il nostro valore. Il senso del bello è qui, ci appartiene da sempre. Se imparassimo a mettere a frutto il patrimonio culturale che già possediamo, non ci sarebbe competizione”. Non ha dubbi Umberto Cabini, imprenditore cremasco titolare di Icas, ex presidente dell’associazione Industriali di Cremona e presidente della Fondazione Adi Collezione Compasso d'Oro. Crema lo conosce inoltre per il doppio mandato a guida della Fondazione san Domenico di Crema e le molteplici iniziative culturali e artistiche, con particolare attenzione ai giovani talenti.

 

L’oro bianco e il patrimonio sommerso

La ricerca dell’identità cremasca passa anche – e soprattutto – attraverso la cultura, le radici, ciò che rende il territorio distintivo e competitivo. “Abbiamo ancora tanto da esprimere in diversi settori, dai campi in cui siamo leader alle diverse specializzazioni produttive”. Secondo Cabini, coltivare il bello fa parte del nostro Dna: “più del 50 per cento del patrimonio culturale mondiale è in Italia. E’ il nostro oro bianco, un valore inestimabile che già possediamo, ma non sempre sappiamo metterlo a frutto. Potremmo tranquillamente vivere di cultura, ma per farlo dovremmo avere città pulite, trasporti efficienti, musei aperti…serve un approccio diverso”.

 

Crema, polo culturale in potenza

A livello locale "c'è molto da fare: abbiamo un patrimonio sommerso, è un delitto tenerlo nascosto”. Dalle macchine da scrivere alle carrozze, senza dimenticare l’area degli Stalloni di via Verdi, anche su scala locale la materia prima non manca: “se Crema puntasse più sulla cultura valorizzando ciò che ha già, potrebbe diventare un punto di riferimento importante. Gode di una posizione strategica, tra le più importanti città del nord Italia: ha potenzialità grandissime, per sfruttarle è necessario sviluppare i collegamenti e le connessioni opportune”. Inoltre, è fondamentale “dare continuità: non basta proporre un buon evento, è necessario garantire un seguito e creare un filone distintivo che dia riconoscibilità”. E’ il concetto di branding territoriale: “anche un museo può diventare un brand: Crema dovrebbe scegliere su cosa puntare, quindi trovare una formula per spendere le proprie peculiarità, con una visione imprenditoriale”.



Ripartire dall’identità

Parlando di prospettive, la riflessione si sposta sulle nuove generazioni: “da circa dieci anni viviamo una profonda crisi. Sforniamo un sacco di laureati da università considerate tra le migliori al mondo, ma i nostri giovani vanno all’estero perché ci sono più opportunità di lavoro e guadagni maggiori”. Allo stesso modo, “la continua vendita di brand made in Italy all’estero è un significativo segno di malessere della nostra società: oltre a perdere i valori generazionali investiti nei marchi storici, chi acquista può trasferire la produzione all’estero causando una perdita e un danno al nostro Paese”. Mai come ora è necessario ripartire dall’identità, costruita nel tempo attraverso la cultura e la capacità imprenditoriale.

 

ADI Design Museum: distinguersi nel mondo

“ADI ha firmato un accordo per il sistema museale del design milanese, in modo da evitare sovrapposizioni tra i vari poli espositivi esistenti e costruire strategie comuni per promuovere il made in Italy e il design legato al mondo imprenditoriale”. Nel 2020 nascerà l’ADI Design Museum e sarà uno dei più importanti d’Europa. Lì troveranno spazio “2350 prodotti di cui 350 premiati con il Compasso d'oro”. Il premio assegnato a cadenza biennale da Adi “può essere considerato il Nobel del design”: ogni edizione conta la partecipazione di 1200 aziende, valutate da 13 commissioni per premiare i dieci migliori prodotti italiani. “Sessant’anni di storia racchiusi in un patrimonio che vale diversi milioni di euro, da preservare e mettere a disposizione del pubblico per divulgare il made in Italy nel mondo”

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